29 Ottobre 2013 19 commenti

Dracula – La serie tv che NON è su Dracula di Marco Villa

Si chiama Dracula, ma è la storia di Oreste, il vampiro grillino

Copertina, Pilot

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Io non sono un purista, di niente. Non c’è qualcosa che ritenga intoccabile e che non possa sopportare di vedere profanato. O almeno non mi viene in mente niente (ecco, l’importante è che la presunta profanazione non sia perpetrata da Vasco Rossi, aka una delle incarnazioni del male assoluto). Quindi non me ne frega niente del fatto che la storia di Dracula sia rispettata o della fedeltà al personaggio originale, però anche io capisco che c’è un limite che non andrebbe superato. E il limite, secondo me, è questo: se fai una serie che non c’entra nulla con Dracula, non ha senso chiamarla Dracula, perché altrimenti è una presa in giro dello spettatore.

JPDRACULA1-articleLargeDracula è una serie tv in onda su NBC dal 25 ottobre, creata da Daniel Knauf (creatore di Carnivale e autore di Spartacus: blood and sand). Protagonista è Jonathan Rhys-Meyers, vampiro che, a fine ‘800, viene risvegliato dopo centinaia di anni da Van Helsing. Eh? Come? Ma Van Helsing non era l’arci-nemico di Dracula? Appunto. Comunque, Dracula si risveglia, si organizza e dopo tot anni tiene a Londra questo gran festone in cui si presenta alla città e a cui invita una serie di personaggioni importanti e ricchi. Costoro fanno parte dell’Ordine del Drago, un gruppo segretissimo che da sempre combatte i vampiri in tutto il mondo. Direte: ok, loro sono i buoni e ci sarà una grande lotta tra il bene e il male, in cui finiremo per fare il tifo un po’ anche per il male. Ecco, no. Loro in realtà sono i cattivoni che, con la scusa della lotta ai vampiri, da secoli controllano i centri di potere che contano, come una specie di super loggia massonica mondiale. Eh sì, perché Dracula, oltre a non essere Dracula, è anche uno della ggente che lotta contro la kasta.

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Se vi state chiedendo cosa è rimasto della storia originale di Dracula, la risposta è: i nomi. Una mossa furba, ovvio, ma non particolarmente onesta, perché questa non è la storia di Dracula, questa è la storia di Oreste, il vampiro grillino. Ripeto: non sono un purista, non mi interessano queste cose, ma qui si è davvero superato un limite. Certo, si può anche guardare dalla prospettiva accademica del ribaltamento totale dei ruoli e dei rapporti, ma sono cose che non cambiano granché la risposta alla domanda: “me lo devo vedere per 40 minuti a settimana?”.

Andando oltre questa faccenda, si può dire che quello di Dracula è un pilot interessante, che mostra delle potenzialità. La scena della festa, chiaramente ispirata a quella de Il Grande Gatsby di Luhrmann è d’impatto, così come quella dell’intervista. Dove invece Dracula vacilla è nella scena di combattimento verso fine episodio, dove il riferimento va piuttosto a Sherlock Holmes di Guy Ritchie.

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Si tratta di riferimenti cinematografici, a testimonianza del fatto che l’asticella è messa in alto. Il pilot mette in mostra una serie di sviluppi che destano curiosità: la possibilità è quella di una compresenza di una narrazione orizzontale e di una verticale, con un cattivone a puntata da far fuori. Tra le cose meno convincenti va però messo Jonathan Rhys-Meyers, che si tiene incollata in faccia un’espressione di vaga noia per tutta la puntata: dà un tocco decadente al personaggio, ma anche una notevole fissità alla sua recitazione.

Ce la farà Oreste, il vampiro grillino a conquistare anche i puristi di Dracula? Anche amen, quello che conta è che, dopo il pilot, Dracula dà l’idea di poter diventare una serie divertente, che non si prende sul serio e da guardare con leggerezza.

Perché seguirlo: per il ribaltamento della storia originale e la stranezza di fare apertamente il tifo per uno dei grandi cattivi della storia della letteratura e del cinema

Perché mollarlo: perché non è Dracula, ma Oreste, il vampiro grillino



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