Peaky Blinders – Boardwalk Empire nell’Inghilterra di inizio 900 di Marco Villa
Una serie che promette tanto, ma con il rischio-noia in agguato
Io sono dell’idea che su alcune cose si debba per forza concordare. Mia convinzione personale, ma certi argomenti non prevedono prese di posizione differenti. Tipo che la birra è buona, Natalie Portman è bellissima. E che le storie dalla parte dei criminali sono sempre affascinanti. Non ho detto belle eh. Però il torbidume di personaggi a cui ti affezioni, ma che fanno stragi a destra e a manca è qualcosa di davvero bello. Ecco perché mi prendo da solo a male parole per aver mollato Boardwalk Empire. Ecco perché Peaky Blinders merita una chance.
Peaky Blinders è una serie tv inglese, in onda su BBC Two dal 12 settembre. Racconta la storia dei Peaky Blinders, banda criminale attiva a Birmingham negli anni immediatamente successivi alla fine delle Prima guerra mondiale. Il periodo è lo stesso in cui iniziava Downton Abbey, ma ovviamente è l’unico punto in comune tra le due serie. Peaky Blinders è ambientato nelle periferie della città, tra fabbriche, moli e pub ed è attraversato da personaggi con una morale, ma una morale bella deviata e per nulla civilizzata.
Protagonista è Cillian Murphy (già ne Il vento che accarezza l’erba di Ken Loach e in Batman begins), che interpreta Tommy Shelby, leader carismatico della banda e della famiglia Shelby, ovvero la famiglia che fa il brutto e il cattivo tempo nei sobborghi di Birmingham. Suo grande rivale sarà Chester Campbell, ispettore capo mandato da Churchill in persona a calmare la situazione della città e interpretato da un Sam Neill senza pietà.
Il pilot di Peaky Blinders è di fatto una lunga presentazione dei personaggi: l’azione è davvero ridotta e, pure quando c’è, è sempre subordinata alla descrizione dei personaggi. Il pestaggio di uno dei fratelli Shelby è funzionale alla presentazione del poliziotto; il chiarimento con gli italiani è un modo per fare emergere la le abilità di Tommy Shelby.
Non è un caso che abbia citato Boardwalk Empire in apertura: al di là della vicinanza tematica, anche lo stile non è dissimile. Grande lentezza e attenzione maniacale per la costruzione dei personaggi, anche a discapito della scorrevolezza della storia. Il confine, in questi casi, è sempre piuttosto labile: dove finisce la cura e dove inizia la noia? La prima puntata di Peaky Blinders parte bene, si affossa e poi risale nel finale. Nel complesso un pilot più che buono, ma i dubbi sono quelli emersi in occasione di Boardwalk Empire, con il rischio della leziosità e del compitino ben fatto sempre in agguato.
Come sempre mi tocca fare la parentesi su quanto siano fighe a livello visivo le serie inglesi, ma basta l’idea di quell’acciaieria che butta fuori lapilli in continuazione a far risiedere tutta la prima puntata in un mondo differente rispetto alla media Made in USA.
Quest’anno stiamo andando molto con calma con le serie inglesi, che recupereremo dopo la fine dei pilot americani, ma mi sento di poter dire che Peaky Blinders farà comunque parte di quel gruppetto di nuove serie tv cui è necessario dare almeno uno sguardo. Anche perché ho già fatto una volta la cazzata di mollare Boardwalk Empire, non vorrei ripetere l’errore.
Perché seguirlo: per l’ottimo cast e la storia che tira dentro.
Perché mollarlo: perché ha un rischio leziosità grosso così