Sons of Anarchy 6 – Sono tornati! di Diego Castelli
Sei anni e non sentirli
:
:
:
ATTENZIONE SPOILER! NON LEGGETE SE NON AVETE VISTO LA PREMIERE DELLA SESTA STAGIONE!
:
:
:
Io sono uno che mangia serie tv dalla mattina alla sera, ma non sono poi moltissime quelle che attendo con vera ansia per mesi, quelle che quando finiscono lasciano un vuoto nello stomaco, quelle che quando ricominciano mi fanno allargare i polmoni come se avessi trattenuto il fiato fino a quel momento.
Sons of Anarchy è una di queste. E l’inizio della stagione 6 è una specie di nettare per le nostre gole aride.
Onestamente non so nemmeno da dove cominciare. Al contrario di altre serie – anche molto belle – che a un season finale particolarmente figo fanno seguire una premiere abbastanza loffietta (è successo e succede anche ai migliori, tipo Fringe e Game of Thrones), Sons of Anarchy piazza un episodio lungo e denso, pieno di cose, di eventi, di sorprese, di serial moments.
Farne una disamina completa, dando a ogni dettaglio il peso che meriterebbe, renderebbe questo articolo un mero elenco di figate. Come fai a non emozionarti di fronte alla patch in memoria di Opie? Come fai a non provare un brivido quando Otto, già cieco e muto, viene inculato a sangue con la promessa di altra sgradita intimità? Come fai a non applaudire quando Tig affoga quel mezzo delinquente stupratore in una vasca di piscio e aceto?
E ancora, vogliamo parlare di Tara in prigione? O di Clay davanti ai negroni nella scena finale? O di Bobby pronto a rifondare i Nomad con chissà quali conseguenze? O di Jax che tradisce Tara con la nuova arrivata Colette, scatendoci dentro mille emozioni discordanti (non ultima la strana e fastidiosa sensazione che si stia già allenando per 50 sfumature)?
Davvero, ci sono talmente tanti dettagli in questo episodio, che rinuncio a elencarli tutti, anche se magari qualcuno di voi l’avrebbe voluto, come pura condivisione dell’entusiasmo.
E allora parliamo bene di due sole cose, una più generale e una più puntuale.
La prima è la certezza che Kurt Sutter abbia ancora saldamente in mano le redini del suo show: questo episodio ci ha dato la netta sensazione che tutto quanto di buono abbiamo visto nelle passate stagioni sia ancora qui, vivo e pulsante, subito capace di smentire quell’ineliminabile paura che tutti i serialminder si portano dietro, quella cioè che il prossimo anno non potrà essere bello come il precedente.
No no, se queste sono le premesse abbiamo davanti una stagione densissima: perché le tensioni all’interno dei Sons sono più dolorose e laceranti che mai, perché la cura nella messa in scena (tra riferimenti religiosi, canzoni spettacolose e primi piani da commuovere) è ancora la stessa, e perché c’è un nemico assai pericoloso che, al contrario di altri del passato, non sembra avere alcuna remora, alcun freno, spinto com’è da un desiderio di vendetta che va ben oltre il dovere o la carriera. Se ci aggiungete che è pure drogato, avete un quadretto non proprio rassicurante.
E poi c’è il bambino. Perché se dobbiamo trovare una vera bomba in un episodio già pieno di esplosioni, allora è sicuramente lui. Questo ragazzino biondo e angelico – di cui sappiamo molto poco se non che è figlio-forse-adottivo di uno degli uomini di Nero (interpretato dal chitarrista Dave Navarro) e di una bionda che a una prima occhiata identifichiamo come Anna di The OC (o Juliet di Dirty Sexy Money, o Summer di The Mentalist, vedete voi) – percorre tutta la puntata inserendosi sullo sfondo di moltissime scene, senza mai dire una parola, addirittura sovrapponendosi in dissolvenza a Jax e creando un parallelismo tra i due che all’inizio faceva addirittura pensare a un flash back raffigurante l’infanzia del giovane Teller (poi abbiamo visto la cravatta e abbiamo capito che non era lui).
Dopo aver punteggiato con il suo visino da putto tutto l’episodio – come a sottolineare che lui “c’entra” con tutti i Sons, con tutti i loro alleati, con tutti gli altri bambini che si vedono a ripetizione (i figli di Jax, quelli di Nero…), e con tutta Charming – il bambino entra a scuola superando una bella e impotente statua di Gesù e fa strage di compagni a colpi di mitra.
E’ una scena forte, persino troppo, e al primo impatto viene quasi voglia di etichettarla come l’ennesimo colpo a effetto di Sutter, un modo facile ma in fondo fine a se stesso di tirare dentro una tematica sempre attuale negli Stati Uniti. Ma a mente fredda capiamo cosa abbiamo davvero visto: abbiamo visto una delle armi contrabbandate dai SoA nelle mani di un ragazzino che l’ha usata per uccidere altri bambini come lui.
Ricordate la prima stagione? Quando molto dell’onore dei Sons of Anarchy si basava sul fatto che contrabbandavano “solo” in armi, vendute tendenzialmente a teppisti che le avrebbero usate per ammazzarsi tra loro, e rifiutavano ogni sorta di commercio di droga che avrebbe rovinato la loro bella città?
Ecco, ora quelle stesse armi così onorevoli, così virili, così maschie, stanno finendo nelle mani dei bambini, di una nuova generazione che Jax ha sempre giurato a se stesso di proteggere, ma che invece è già pronta a farsi carico di indicibili orrori.
Tutto questo può portare a una sola cosa: la rottura del fragilissimo filo che ancora lega i biker di SAMCRO a un ideale cavalleresco, per buttarli in un baratro di oscurità che farebbe piangere Darth Vader.
Non ci resta che metterci comodi.
Grazie Kurt.
:
:
:
PS
Per limitare un entusiasmo che altrimenti potrebbe essere troppo per il nostro povero cuore, ecco un’immagine di Jax all’Esselunga con alle spalle chili e chili di pasta De Cecco.