Arrested Development – La quarta stagione di una serie tv fantastica di Marco Villa
E’ tornata la famiglia Bluth e siamo tutti più contenti
È iniziato Arrested Development. È ri-iniziato Arrested Development. Il bivio è tutto qui. Il bivio è quello che si ha di fronte al primo episodio della quarta stagione di questa serie andata in onda su Fox dal 2003 al 2006 e poi sospesa per scarsi ascolti. Il bivio è tra chi ha già visto tutto e chi deve recuperare tutto. Perché è meglio metterlo in chiaro: non si può fare a meno di Arrested Development.
Arrested Development è la serie madre di gran parte delle comedy che vediamo oggi, da Community in giù. È diventata praticamente da subito una serie di culto e dopo la cancellazione si è parlato a lungo di un film, finché Netflix è arrivata dicendo: “sapete che c’è? La quarta stagione la produco io”. Ecco quindi caricati online i 15 episodi che formano la nuova stagione, tutti caricati in contemporanea, come vuole la regola di Netflix, già vista con House of Cards e Hemlock Grove. Il passo in questo caso, è un po’ diverso e ancora più ambizioso: con la quarta stagione di Arrested Development, Netflix non si propone come alternativa alla tv, come un competitor che gioca in un campionato differente. Netflix sembra dire che dove la televisione non può arrivare, perché schiava di quella brutta cosa che sono gli ascolti, arriva l’internet e la sua democrazia illuminata. Non è più un mettersi a fianco e lanciare la sfida, ma è un vero e proprio sostituirsi.
Ok, la pianto qui con il pippone teorico e passo alla serie. Volete sapere per bene cos’è Arrested Development? Andate qui che vi ritrovate un post del sottoscritto di esattamente un anno e mezzo fa (Serial Minds vi aveva avvertito per tempo eh). In poche parole, è la storia di una famiglia disfunzionale, dove nessuno ha una parvenza di normalità. Personaggi portati sempre all’estremo, che interagiscono tra loro alzando il livello di assurdità generale a ogni scena. E personaggi interpretati da un cast notevolissimo: Jason Bateman, Michael Cera, Tony Hale, David Cross, Jeffrey Tambor, Will Arnett, Jessica Walter e una voce narrante interpretata da Ron Howard, in un cortocircuito della comedy che parte da Happy Days e arriva al suo esatto opposto.
La serie riparte pressoché da dove era finita la terza stagione, ma questo conta poco. Quello che conta è che ritroviamo il povero Michael Bluth intento a salvare la propria famiglia contro la propria volontà e contro la volontà della famiglia stessa. Nel primo episodio tutta l’attenzione è concentrata proprio sul personaggio di Jason Bateman, che interagisce quasi esclusivamente con il figlio George Michael (Michael Cera). Un’impostazione che troveremo sempre in questa quarta stagione, visto che ogni episodio è dedicato a un personaggio e che si manifesta già dall’introduzione, che finisce con un “It’s Michael’s Arrested Development” (non è l’unico cambiamento della sigla, ma non spoilero nulla). Tornando a Michael e George Michael, quello che ci viene mostrato è il solito rapporto malato tra i due: se in passato si sostenevano a vicenda per aiutarsi a superare il trauma della morte della moglie/madre, l’inizio di questa quarta stagione ci mostra un George Michael finalmente in grado di far pesare il proprio pensiero, pur con mille fatiche. Proprio intorno a questo cambiamento e a questa crescita ruota l’intera puntata, che si appoggia poi su una serie di splendide cazzate di contorno che fanno la felicità di chi sentiva la mancanza della famiglia Bluth.
Difficile, invece, entrare in questo mondo per chi non ha visto le altre stagioni. Certo, si può percepire la genialità di fondo, ma non sapere che Lucille 2 soffre di problemi enormi di equilibrio o non conoscere la storia dell’uncino di Buster toglie gran parte del divertimento. E qui si ritorna al pippone teorico, perché radunare questo cast per realizzare una stagione di una serie mai decollata e con all’attivo 53 episodi vuol dire volersi fare amare tanto. Perché oggettivamente il pubblico a cui ci si può rivolgere è stretto, molto stretto. E in più sono passati sette anni dall’ultima puntata andata in onda. Tutto difficile, tutti motivi che ci fanno apprezzare ancora di più Netflix e quello che sta facendo.
Perché sia chiaro: chi ha riportato in vita Arrested Development e la famiglia Bluth è un benefattore. In attesa che ricompaia l’idolo assoluto, ovvero Tobias Funke.