22 Marzo 2013 1 commenti

Bates Motel – Che brutta la serie su Psycho di Marco Villa

Come partire male male male

Copertina, Pilot

Parlando della prima puntata di Bates Motel possiamo dare per scontato che sappiamo tutti cosa sia Psycho e soprattutto quale sia il finale? Ok, lo do per scontato. Psycho è soprattutto tre cose: Norman Bates, il suo motel, la sua casa. Tre elementi che fanno parte dell’immaginario cinematografico collettivo, al pari delle bighe di Ben Hur e della Morte Nera. E di tutto il film di Alfred Hitchcock l’elemento più forte – e anche meno indagato – è il rapporto tra Norman Bates e sua madre, prima che questa diventasse una mezza mummia dondolante.

Ottima, quindi, l’idea di realizzare una serie che andasse a inventare il passato di Norman Bates e il suo rapporto con la madre Norma (Norma – Norman, sì, non si va sul sottile). Ottima anche la scelta degli interpreti: Freddie Highmore è molto simile a Anthony Perkins (anche se forse è un po’ cane), mentre Vera Farmiga è convincente nel suo essere madre-amante platonica (per ora?).

Quindi Bates Motel è una bomba? No, proprio per un cazzo. La prima puntata di Bates Motel è francamente brutta, scritta proprio male. In più punti si avverte il peso di creare dei ganci con il film, cercando di fornire un minimo background anche a chi non lo conosce. Una cosa ovvia, che però rende artificiose tante battute e tanti dialoghi. Di fatto, non assistiamo alla prima puntata di una serie nuova, ma a 47 minuti di tentativi di accreditarsi come credibile prequel di Psycho. Certo, per il nerd cinefilo ci sono momenti più che godibili, come la riproposizione di alcune inquadrature del film di Hitchcock (la scala della casa, la doccia, giusto per dire le più evidenti), ma la sensazione generale è quella di un tour sul set del film originale, non di qualcosa di nuovo.

Ancora peggio, poi, quando si affronta la parte dedicata al giovane Norman e alle sue nuove amichette della cittadina. Loro sono delle zoccolette che neanche in Spring Breakers, lui è uno sfigato totale. Primo pensiero: le tipe non lo cagano di striscio. E invece, senza nessuna motivazione, viene coinvolto e accolto come se fosse il più figo del mondo. Incomprensibile, a meno che non emerga qualcosa nelle prossime puntate.

E proprio questa è la speranza: questa prima puntata è troppo troppo brutta per essere vera. Troppo legata al film, senza nessuna linea di sviluppo originale. Resta da capire se nei prossimi episodi Bates Motel riuscirà o meno a svincolarsi dal film. Certo, le due trovate dei manga e della tipa imprigionata non fanno ben sperare.

Chiudo con una nota positiva: Bates Motel si apre e prosegue per il primo quarto d’ora come se fosse un film in costume, ambientato negli anni Sessanta, ovvero l’epoca di Psycho. Solo dopo parecchio si comprende che siamo invece al tempo presente. Una scelta voluta, portata poi avanti per tutto l’episodio, con un’alternanza straniante che funziona alla grande. La scena della festa cui partecipa Norman è esemplare, in questo senso: il giovane Bates cammina per casa e attraversa le varie stanze. In ognuna di queste, si passa da ambientazioni e atmosfere sixties ad arredi contemporanei. O ancora, il look tutt’altro che odierno dell’insegnante di Norman.

Trattasi di elementi interessanti, che fanno capire che c’è una qualche idea alla base di questa serie e che fanno sperare in un cambiamento nel corso dei prossimi episodi. Resta il fatto che questo pilot proprio non funziona.

Perché seguirlo: perché il pilot è troppo brutto per essere vero e le prossime puntate potrebbero trasformare Bates Motel in qualcosa di interessante

Perché mollarlo: perché la prima puntata è troppo schiacciata da Psycho

 

 



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