Cult – Ci siamo tutti dentro di Vale Marla Morganti
La nuova serie di CW che tratta di serie e di fanatici seriali
Aiuto. Allora, finchè c’è da parlare di serie dove minigonne, bicipiti e addominali, shopping e feste la fanno da padrone direi che posso considerarmi un drago, modestia a parte. Quando arrivano serie un po’ più complesse, serie con più “livelli cognitivi” e soprattutto serie che parlano di serie, dei fan delle serie, e dei fan delle serie che escono di testa, vado in pallone. D’altronde sono bionda, penso che nessuno si aspetti di più da me… e dato che la serie in questione è Cult allacciamoci tutti le cinture che prevedo un percorso dissestato.
Indi per cui cercherò di procedere semplice e lineare. Jeff Sefton (Matt Davis, già Alaric di The Vampire Diaries) è un giornalista brillante del Washington Post, fino a che fa un passo sbagliato, viene licenziato e si trova a lottare con il suo capo per due paragrafi di approfondimento in un articolo su dei parcheggi comunali. A Jeff non è andata bene. Per di più si trova un fratello, Nate, ventenne ex-tossico che gli chiede di incontrarsi in un bar e inizia a farfugliargli di strana gente, di strani complotti, di una serie televisiva, della macchina rossa che vedono fuori dalla finestra che in realtà è quella della serie televisiva, di gente che sta per venirlo a prendere. Jeff è perplesso, fa per allungargli dei soldi perché pensa che di certo ha ricomi9nciato a farsi. Di tutta risposta si ritrova in mano un paio di occhiali 3D e una frase che sa di addio, o di pazzia, “Se mi succede qualcosa cerca Merriam”.
Questo è un po’ il punto di partenza di Cult. Anche se la puntata inizia un po’ prima, inizia con Cult. No, non mi sono sbagliata, è che la nuova serie di CW è quella che si può definire una metaserie, ossia una serie all’interno della quale viene rappresentata un’altra serie, che in questo caso ha pure lo stesso nome. Quindi la nostra serie di CW si chiama Cult, e la serie che è parte della sua trama si chiama anch’essa Cult (e vediamo che va comunque in onda su CW!!!). Trame a parte quello che è importante sono dunque le scissioni sui diversi piani narrativi.
Da una parte abbiamo Los Angeles, gli studi dove la serie viene registrata, il fan_dom_ain café, locale dove fan si ritrovano a guardare/parlare/approfondire/stalkerare le loro serie preferite.
Dall’altra abbiamo la storia della metaserie Cult, vicende di un culto in stile amish guidato dal guru Billy Grimm (Robert Kneppner di Prison Break), i seguaci del quale sembrano avercela a morte con la poliziotta Kelly Collins, ex seguace che ha poi abbandonato il culto.
Ovviamente poi i due livelli si fondono, sia perché gli attori protagonisti della metaserie finito di lavorare ritornano “civili” e quindi li si incontra con i loro sguardi torvi per i corridoi del set, che sei lì lì per non distinguere se è fiction o realtà. Sia perché, beh dai non spoilero niente dicendo che a un certo punto quando nella metaserie viene rapita gente, capita che anche nella “realtà della serie” gente inizia a scomparire, gente vede cose con gli occhiali 3D, gente ha tatuaggi strani sulla pelle.
Il buon Jeff si trova quindi catapultato, malvolentieri, in questa storia che sembra un po’ come le scale di Escher, e trova al suo fianco la perspicace Skye, una ragazza della produzione della serie che incontra il giornalista mentre è sul set per cercare di avere udienza con Steven Rae – produttore della metaserie Cult (nonchè vero produttore esecutivo di Cult-CW) – e per capire di più di questo mondo seriale, dato che il fratello è appena stato rapito.
Ok, l’ho fatta un po’ semplice, ma guardate la puntata e poi mi dite se si poteva fare altrimenti. C’è un po’ di tutto in questo Cult: metanarrazione, conspiracy, poliziotti corrotti, giornalisti che cercano di incastrare poliziotti corrotti, poliziotti cattivi che cercano di mettere i bastoni fra le ruote ai giornalisti buoni, sceneggiatori che si rendono invisibili e si manifestano solo attraverso copioni, fan psicopatici, macchine rosse che mettono paura a diversi livelli, quadrati concentrici che compaiono in diversi livelli e su diversi livelli, telefonate che si interrompono, poliziotti che non credono, giornalisti che collegano. Insomma una situazione bella incasinata che potrebbe intrattenerci per un po’. (Speriamo)
Ovviamente quando ho iniziato a scrivere a caldo, il pezzo era tutta un’altra cosa. Non me la sentivo di gridare BOMBA, solo ed esclusivamente perché mi sembrava un terreno estremamente scivoloso. Cioè è la televisione che parla di sé stessa. A me queste cose meta mi farebbero gridare BOMBA senza nemmeno guardarle. Ma allo stesso tempo, e dopo alcuni giorni (è andato in onda martedì, ma io grazie ai vertici di Serialminds l’ho visto il Preair) sento ancora più forte il pericolo che, per quanto in potenza possa essere la serie del secolo, se nella pratica non sarà più che perfetta finirà con lo scadere nella boiata. Che questo Cult punti talmente in alto da cadere poi in un burrone di ovvietà, banalità e incazzature. La CW non è il canale conspiracy per eccellenza (Settimo Cielo, Gossip Girl, 90210, Merlose Place, One Tree Hill, Heart of Dixie – devo continuare?), quindi il timore che tutto sto chiasso finisca in torbide relazioni sentimentali, feste in piscina e cose che succedono a caso può non essere così tanto finzione. Io spero di sbagliarmi, per le somme finali ci risentiamo fra un po’.
Perché guardarla: in potenza è una bomba e il fatto che ricordi un po’ Utopia e The Following potrebbe essere un buon biglietto da visita
Perché mollarla: perché non vi fidate di una bionda e la paura che sia una gran boiata è più forte rispetto a quella di perdersela… ma potersela recuperare.
Perchè dubitarla: perché la CW è la CW, perché sarebbe troppo bello per essere vero, perché una serie è sempre più facile farla male che farla bene, perché Josh Schwartz è bravo con minigonne, bicipiti e addominali, shopping e feste, mentre di thriller conspiracy non ha mai fatto nulla. A parte Chuck, che però proprio thriller non era.
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