Gossip Girl Series Finale – And the bitch is… di Vale Marla Morganti
Anche Gossip Girl chiude i battenti. Tante commozioni.
ATTENZIONE! SPOILER TOTALI SUL FINALE!
Che la fine abbia inizio, dunque. Qualcuno avrà tirato un sospiro di sollievo, come me, qualcun altro qualche lacrimuccia d’addio, come me, qualcun altro avrà riso, come me, qualcun altro avrà urlato un sonoro “Wh@tdeF@@@@ck”, ovviamente come me. Ebbene sì, questo finale tanto atteso, proprio perché è LA FINE, mi ha piacevolmente sorpreso. Si sono chiusi tutti i cerchi, dimenticandosi di grandi spirali che per sempre aperte rimarranno, senza a mio avviso farci dormire sonni inquieti. Soprattutto perché ora sappiamo chi è la ragazza del Gossip.
Dicevo, ultima puntata. Tra spoilerini fotografici o verbosi su siti a destra e manca, un po’ tutti ci si aspettava delle cose… matrimoni, strategie (questo non da spoiler ma perchè dopo 6 stagioni sappiamo che se non si organizza una strategia stile CIA non è Gossip Girl, è questo il vero format, nemmeno le feste tirano quanto una strategia) ma most of all, finalmente la scoperta di chi realmente si cela dietro Gossip Girl. Come ho detto qualche settimana fa, è veramente l’ultima cosa per la quale ho atteso in modo così bramoso questo series finale, ma devo dire che, inseritami nel contesto, un po’ la tensione per quello che avrebbe fatto chiudere i cicli e ricicli della serie l’ho iniziata a sentire anch’io.
Come ben si sa non mi sono mai fermata troppo a pensare a chi fosse la persona con la tastiera più velenosa della grande mela, ma penso che anche gli sceneggiatori fossero nella mia condizione: ho in mente questa scena di persone intorno a un tavolo, che con lo stesso metodo con cui noi decidiamo con quale amico/parente/fidanzato/coinquilino scambiarci i regali di Natale cercavano di decidere a estrazione chi, dopo queste 6 rocambolesche stagioni potesse ricoprire in modo credibile il ruolo di GG. Dai siamo sinceri, chi tra i personaggi principali non ha sputtanato qualcuno tramite Gossip Girl? Un personaggio secondario non l’avrei accettato. Kristen Bell in persona men che meno. Forse Marissa Cooper l’avrei accettata.
Ma facciamo un passo indietro. Per dare un giudizio alla puntata secondo me bisogna disgiungere il concetto episodio da quello di series finale. L’episodio va avanti come procedevano gli ultimi: zoppicando su un tacco Jimmy Choo scollato, ma questo incedere sgraziato e malsicuro viene involontariamente condonato dai sapori di nostalgia e senso di imminente fine che riesce a evocare, in quella che secondo me può essere considerata una chicca di acume e amore seriale.
Non si son fatti mancare nulla in questo cocktail speziato di nostalgia, di ricomparse, di flashback (più o meno) originali, di spiegoni, di promesse mantenute, di cattivi che vengono uccisi impunemente (qua un evviva ci sta), di buoni sentimenti, di sorpresone (finalmente Kristen Bell appare, affiancata da nientepopodimenoche Rachel Bilson), di momenti a Central Park, e il classico 5 years later *. Senza dimenticare che gli sceneggiatori ci lasciano con due chicche che potremmo tatuarci su un braccio o nel cuore, ossia quando Blair, volendo sposare Chuck per poter non testimoniare contro lui in un ipotetico processo, afferma seduta su un divano broccato, con alle spalle un arazzo probabilmente proveniente da Versailles e con in testa un cerchietto di coccodrillo protetto dell’amazzonia, vestita della sua espressione più umile “We don’t need money, we can leave of the land”. Ma ancor di più Lily, in quello che per me è il momento più alto di tutta la serie, quando, dovendo seppellire di nuovo suo marito afferma “Funeral? Oh well the good news is that we can do the same thing when Bart died last time.”
E in queste quotes c’è tutto il clima di questa 6×10, un mood inizialmente greve con la morte, la possibile accusa di assassinio, un matrimonio messo in piedi di corsa (usiamo questo epiteto per giustificare l’orrendevolezza degli abiti), una nuova vita che inizia già con una potenziale grossa macchia per poi finire nel teatro commedia dove c’è un funerale da mettere in piedi ma tutti ridono e procedono felici e liberati verso il futuro. Le risate sembrano farsi sempre più forti e celano tutto il resto, il momento in cui Dan confida a Serena di essere Gossip Girl (si anch’io sto ridendo talmente tanto da farlo passare in sordina), il momento in cui la povera Ivy urla inascoltata il suo amore per il padre di Serena, il momento in cui Nate dà il suo futuro in mano a una ragazza di nome Salvia, il momento in cui Chuck e Blair vengono prelevati dalla polizia durante il matrimonio, il momento in cui Dan origlia l’ennesima conversazione durante la quale Blair lo scredita ma poi non succede nulla (di solito sarebbero partite tre puntate di ripicche varie). Poi la puntata sale verso l’apice con un montaggio molto molto emozionale di tutte le reazioni di vecchi personaggi alla scoperta di chi per sei stagioni ha minacciato la quiete delle loro vite (alcuni c’era proprio da strabuzzare occhi e meningi per capire chi fossero stati, anche perché alcune erano persone reali come Bloomberg, che come Blair era convinto GG fosse Dorota).
E alla fine era proprio lui, il reietto di Brooklyn, lo sfigatello con la tracolla sfilacciata e il giacchino di velluto, l’idealista esiliato nel mondo di false apparenze. Lui, che si è inventato il suo avatar Lonely Boy per passare inosservato e riuscire con le sue velleità artistiche a ridipingere la vita delle sue vittime, che si sono sempre erette a suoi carnefici. E in questa mossa sta tutta la genialità della serie. Io credo in John Schwartz, meno negli sceneggiatori, ma nonostante il mio pensiero resti quello della pesca di beneficienza in cuor mio spero e penso che nella sua testa dalla prima volta in cui ha scritto le parole Gossip e Girl ci fosse dietro Dan Humphrey. Perché lo sappiamo che se ci mettessimo a guardare tutta la serie la teoria di Lonely Boy – Gossip Girl farebbe più acqua che un colabrodo malmesso, ma ora, seduti sul nostro divano con le lacrimucce che scendono, sembra la cosa più bella che qualcuno possa aver mai scritto. A parte tutti i pensieri che possono venir scritti sulla rivincita del nerd che viene tenuto alla larga ma poi non solo riesce a entrare nel gruppo, ma ne diventa il demiurgo che ha mosso le vite di quelli che lo rendevano escluso. Cioè lui non solo ha scritto un romanzo sull’Upper East Side, ha anche scritto il vero racconto dell’Upper East Side ma è stato anche colui che ha in qualche modo scritto i percorsi della vera vita maneggiandoli con Gossip Girl. Insomma, Dan Humphrey è il diavolo. E alla fine riesce nel suo intento, a sposarsi la ragazza a causa della quale tutto cominciò. Cioè gente è andata in prigione, persone sono morte, un sacco di gente e persone sono morte e andate in prigione, vite sono state distrutte, gentili fanciulle sono diventate zozze indegne, madri hanno tradito mariti, figli, nipoti e cugini, padri hanno rinnegato e fottuto figli, New York è diventata una città malefica. E tutto questo a causa di Dan Humphrey. O forse grazie a Dan Humphrey.
Non riesco a mettere un punto di fine, a dare un giudizio finale, sono troppo emotivamente coinvolta, e chi l’avrebbe mai detto. Lascio questo arduo compito al Castelli, mentre a voi lascio le (quasi) ultime parole della serie, chi meglio di loro potrebbe farci realizzare che anche questa epoca è veramente finita?!
Blair: “So I guess it’s all over now. Now we can all grow up and go on”
Dan: “Yeah, Gossip Girl’s dead”
Vale: sorry I meant yeaaaahhhhhh gossip girl is deaaaaaaaaaad
PS *.Spotted five years later… Nate ha un jet privato e ha iniziato a vestirsi malissimo (almeno prima con il completo nero/camicia bianca/tuta di abercrombie in felpa che aveva dalla prima stagione non sfigurava) ed è in corsa per la nomina a sindaco di New York (primo punto del programma portare palme, piste per rollerblades e onde a New York). Chuck continua a vestirsi malissimo e mette addirittura dei ponpon di lana sul bavero della giacca, mentre Blair ha abbandonato i famosi cerchietti propendendo per un’adulta acconciatura che mette alla prova il baricentro, e infine il loro pargolo che pare aver preso il peggio dei due, stilisticamente parlando. Eric sembra quasi mascolino, Jenny ha abbandonato il nero dark e ha optato per un tono su tono beige-oro per capelli/pelle/abito e una maschera di sdegno. Rufus ha capito che non può fare più il finto giovane e ha deciso finalmente di mettere gli occhiali da vista e mettersi con una sua pari (qua direi il colpo di genio finale, Lisa Loeb, cantautrice, attrice e personaggio TV americano), Lily s’è rimessa col padre dei suoi figli ma continua a limonarsi Rufus, i due figli del diavolo, Georgina e Jack Bass, incestuosamente insieme, Cyrus è sempre basso e Dorota sempre ‘na sguattera, Dan ha capelli sempre più improponibili e si sposa con un completo in felpa mentre Serena fortunatamente si sposa in oro, perchè lei in bianco proprio no! E quasi quasi ti vien da pensare che avresti voluto sapere come ci sono arrivati, ma poi pensi che per cinque stagioni dovresti sentire Dan Humphrey che con voce sensuale intona il canto “where has she been, Serena, who am i? That’s not a secret you dummy, I’m Dan Humhprey and I know you love me…XOXO Gossip Girl”. Dai…ma anche no.
NOTA DI DIEGO CASTELLI
Volevo scrivere io del finale di Gossip Girl, ma il senso del dovere ha avuto la meglio: ho mollato la serie due anni fa, e per quanto avessi tutta l’intenzione di vedere il finale era giusto che a parlarne fosse qualcuno che l’aveva vista tutta. Mossa azzeccata, perché la cara Morganti mi trova d’accordo su tutto, e ha messo in luce dettagli importanti che io mi sarei perso per strada. Ma voglio comunque fare anch’io un ultimo saluto, dopo un finale capace di risvegliare inaspettate nostalgie. Tutto quello che mi interessava era che si vedesse Kristen Bell, e pensavo che non avrei accettato nulla che non fosse Kristen Bell = Gossip Girl. Ma ancora una volta la saggia Morganti l’ha detta giusta: era doveroso che la Ragazza del Pettegolezzo fosse un personaggio già conosciuto, così da creare un twist finale. Poi possiamo discutere finché volete sul fatto che Dan sia la scelta giusta – e per molti versi è e sarà sempre una colossale puttanata, anche solo perché a questo punto la voce che abbiamo sentito per anni non esiste, è una sorta di artificio narrativo del tutto slegato dalla diegesi (e vai coi paroloni) – ma il tono dell’episodio è stato decisivo: mai pesante, sempre autoironico e persino umile, come si addice a una serie che è stata sì molto “drama”, ma che sa di essere un intrattenimento imbecille per adolescenti, e non può permettersi di metterla giù troppo dura. Questa consapevolezza, unita ad alcune chicche davvero davvero pregevoli (come la modalità di apparizione della Bell, o la presenza del vero sindaco di New York), ha reso questo finale un “bel finale”. Magari esagerato, magari tenuto insieme con lo sputo, ma pieno di simpatia e complicità con lo spettatore, che poi è il modo in cui dovrebbero finire tutti i teen drama. Bravi.