Sons of Anarchy – Ma che bomba il finale della quinta stagione di Marco Villa
SAMCRO rules
Non so se sia una teoria diffusa sull’interweb o se sia emersa in chissà quale altissimo simposio culturale a cui ho partecipato, ma ad ogni modo la condivido: una serie dà il meglio di sé sulla distanza delle cinque stagioni. Trattasi di media, niente di scientifico. Sons of Anarchy sembra avere l’intenzione di sfasare questa media spannometrica, perché arriva al termine della quinta stagione in uno stato di forma impressionante.
Dico subito la parte negativa: questa non è la migliore stagione di Sons of Anarchy, la quarta resta il top. A difettare è una certa confusione e un interesse non certo alle stelle per la parte criminale. Diciamocelo: la faccenda di Galindo ha mostrato la corda fin dall’inizio della stagione e anche gli irlandesi hanno fatto il loro tempo. Ovvio che non fosse il massimo dell’interesse scoprire come Jax potesse sostituire i simpaticoni dell’IRA con i cinesi. Ingeneroso? Forse un po’, ma è un dato obiettivo che la parte drammatica è stata di gran lunga più avvincente. Secondo punto critico, poi la smetto: mancanza di fluidità, ovvero tanti momenti altissimi, testimoniati anche dai numerosi Serial Moments del mio socio, lasciati però un po’ a galleggiare in attesa del successivo.
Ok, l’ho promesso e la smetto, perché questa è stata comunque una stagione bomba e quei momenti altissimi sono davvero impressionanti. Se è vero che è mancato un filo forte narrativo, tutto è stato tenuto insieme dal percorso verso l’abisso compiuto da Jax, del tutto succube del peso della responsabilità e del potere di sedere a capotavola e tenere il martelletto da presidente in mano. Fino a qualche stagione fa, Jax non avrebbe avuto alcun dubbio nel perseguire e uccidere una persona come il carceriere responsabile della morte di Opie, ma probabilmente non avrebbe ucciso dei personaggini di serie b come quelli di gang rivali ammazzati a sangue freddo e senza alcun rimorso.
La progressiva sovrapposizione di Jax e Clay è talmente evidente che diventa banale sottolinearla, ma si tratta di un passaggio fondamentale nell’intera serie. Come già accaduto in Breaking Bad, quello che è partito come il buono si è trasformato nell’arco di quattro stagioni nel villain della situazione. Per Jax Teller il punto di non ritorno è probabilmente la siringa piantata nella spalla della madre di suo figlio per allontanarla definitivamente dalla sua vita. Certo, l’uccisione – tremenda, tra i momenti televisivamente più forti che ricordi – di Opie ha contribuito a spingerlo verso il nero, ma il figlio di Gemma ci ha messo del suo nel tagliare ogni legame e contatto con una dimensione etica che lo aveva sempre mosso.
Quello della sovrapposizione tra il giovane e il vecchio non è certo l’unico cambiamento simbolico e visivo a cui si è assistito in questa stagione. Si pensi a Clay che diventa Piney, con tanto di sacca dell’ossigeno, o alla splendida immagine finale che ricalca quella della quarta stagione, ma con un’agghiacciante Gemma al posto di Tara.
E proprio su Gemma vale la pena di concludere, anche se di spunti potrebbero essercene ancora parecchi. Da sempre fondamentalmente una stronza, in questa quinta stagione pure lei è crollata nel baratro: non ne ha fatta una giusta, autoannullandosi pur di restare aggrappata a una possibilità di famiglia che puntualmente finiva per distruggere nel giro di poco. Come mi ha scritto un emozionato Castelli via messaggio, lo sguardo di incredibile delusione di Clay quando Gemma lo rinnega è qualcosa che si farà fatica a dimenticare. Ma quindi sono diventati tutti delle persone peggio in questa stagione? Per fortuna, no.
Si è finalmente compiuta la trasformazione di Bobby da mezzo fenomeno da baraccone (vi ricordate gli inizi? quando minacciava i concorrenti per avere serate come sosia di Elvis?) ad anima saggia del gruppo. Anche Chibs ha preso sempre più spazio e autorevolezza e perfino Tara è riuscita a scrollarsi di dosso un po’ di quel palinculismo che l’ha sempre caratterizzata. Invece niente, Juice è proprio un coglione e amen. Quello che è evidente è che SAMCRO è sull’orlo della distruzione, come mai prima.
Una stagione piena, quindi, in cui sono successe parecchie cose da far saltare sulla sedia (vogliamo parlare della lingua di Otto? Dio santo…). Ok, forse non erano ben amalgamate come in passato. Ma io quest’anno con Sons of Anarchy ho goduto tantissimo. E quindi sticazzi. Giusto per chiudere con un serio approfondimento critico.