28 Novembre 2012 3 commenti

Come va con Revolution? Meglio! di Diego Castelli

Qualche buona notizia dal mondo senza corrente

Copertina, On Air

TRANQUILLI, SEGNALERO’ GLI SPOILER

Giusto l’altro giorno un’affezionata lettrice ci domandava “ma quindi ‘sto fottutissimo Revolution lo devo guardare o no?”
Probabilmente aveva espresso il suo dubbio in modo più elegante, ma il succo è quello lì. E quale occasione migliore di un midseason finale per tirare qualche somma?

Ebbene, stavolta possiamo concederci un po’ di ottimismo. Vi ricordate quando parlammo del pilot di Revolution? Si diceva che era venuto così così, con buone intenzioni ma un po’ troppa confusione, senza un guizzo che facesse dire “usti, che figata”. E poi, come aveva sottolineato il mio solerte collega, si questionava l’aspetto da Brandon e Dylan di tutti i personaggi, gente che da quindici anni vive come nel medioevo e sfoggia denti bianchissimi, chiome da sogno e fascino sessuale che The Vampire Diaries al confronto sembra La Vita in Diretta.

Dopo dieci episodi, e da un punto di vista strettamente razionale, la situazione è più o meno la stessa. A essere cambiato è però lo sguardo del pubblico, che in queste settimane è riuscito a liberarsi della patologia più grave che possa colpire uno spettatore: le aspettative sbagliate. Ancora una volta, per l’ennesima volta, questa serie è stata venduta, sibillinamente e implicitamente, come il nuovo Lost. Ci hanno fatto pensare a misteri misteriosissimi, sorprese sorpresissime e tensione da tagliare col coltello. Il che ha prodotto inevitabilmente due reazioni: la prima è il classico rigonfiamento scrotale, perché ormai siamo infastiditi da tutto ciò che si propone (o che viene proposto indirettamente) come “erede di Lost”. La seconda è la delusione istintiva che si prova nel vedere che con Lost non c’entra niente o quasi, nel senso che va proprio da un’altra parte.

Se la reazione immediata sarebbe la fuga, come ad alcuni è successo dopo il pilot, il serialminder giudizioso (anche detto “masochista”) prende invece tempo e si fa una domanda: appurato che Revolution è “un’altra cosa”, almeno è una “cosa bella”?
Nel caso di Last Resort la risposta era stata un secco no. Anche Last Resort aveva velleità da erede di Lost, anche se poi era dichiaratamente un action-complottistico. Peccato che era un action-complottistico girato da protozoi senza pollice opponibile.
Con Revolution è andata largamente meglio. Ma non perché sia un miglior figlio di Lost. C’entrava niente nel pilot, e c’entra niente tuttora. Semplicemente, Revolution è fin dall’inizio una serie di azione e avventura, in cui lo scenario futuristico e fantascientifico serve solo a creare uno spazio dove i personaggi possano essere stressati a dovere e messi in condizione di fare cose fighe.
E se ci togliamo dagli occhi la nebbia del mistery e dell’evento a tutti i costi, Revolution di cose fighe ne fa parecchie. E’ svelto, girato bene, pieno di avvenimenti, scazzottate ed esplosioni, e la storia ha sempre il suo bel senso.

QUI E’ IMPORTANTE, MA SI SPOILERA. La cosa fondamentale, però, è che a dispetto di un inizio troppo cinetico e quindi meccanico, quasi freddo, gli episodi successivi hanno dato una caratura ben più interessante ad alcune delle figure chiave, soprattutto Miles e Monroe, prima amici fraterni e ora nemici spietati. Proprio dal loro rapporto (seppure quasi sempre a distanza o in flash back) si sono viste le cose migliori, arrivando a un ultimo episodio in cui lo scontro tra i due viene risolto in modo meno banale del previsto, con Miles che prima sembra pronto a una scena strappalacrime e poi invece tenta di uccidere l’ex amico senza troppa remora.
Soprattutto, il modo assai simile in cui i due usano gli ostaggi per raggiungere i propri scopi esemplifica bene la zona grigia tra bene e male, che nel pilot tutto cazzotti e spade banalmente non c’era. Si veda, a questo specifico riguardo, la pena genuina che ci trasmette il povero Tom Neville (interpretato dal nostro amato Giancarlo Esposito) quando Miles gli minaccia la moglie: sorprendentemente proviamo pietà per quel gran bastardo, e il motivo è una buona scrittura che sceglie il momento opportuno per dare ulteriore umanità a un personaggio che già da un po’ aveva acquistato spessore (specie coi flashback, questi sì in puro stile-Lost). QUI SI FINISCE DI SPOILERARE.

Non è un caso, dunque, che la parte meno interessante sia quella mistery/sci-fi: a conti fatti ce ne frega poco del perché l’elettricità è svanita e di come i medaglioni la facciano tornare (tra l’altro, temo ascolteremo grosse boiate quando decideranno di darci una spiegazione pseudoscientifica del fenomeno).
Una Revolution “sbagliata” avrebbe puntato tutto sul mistero legato ai ciondoli. Invece qui si corre, si spara, si picchia e si uccide, e lo si fa con un certo gusto. Tutto il resto verrà dopo, quando però ci saremo già divertiti.

Anche il problema dell’eccessiva perfezione estetica degli attori francamente mi pare superato. Se all’inizio poteva infastidire, ora lo si nota meno, vuoi perché ci si è affezionati a quel tamarro di Miles o al timido Aaron, vuoi perché effettivamente il viaggio li ha sporcati e feriti nella misura giusta. In questo senso, l’unico grande problema rimane Charlie: è troppo bella – di una bellezza delicata e da rivista – perché risulti credibile come ex contadina nella fattoria di marzapane che ora ha sotto due palle così. Semplicemente, il suo broncino incazzato da Xena della domenica non funziona, e finisce col rimanere una bella figurina che ispira tenerezza appena prende in mano un fucile. Che dire, speriamo migliori. Suggerisco la perdita di un arto a piacere, per guadagnare in drammaticità.

Ora Revolution va in vacanza fino a marzo o giù di lì. Il mio consiglio, se vi rendete conto di averla abbandonata un po’ di fretta, è di darle un’altra chance, perché questi dieci episodi sono andati via lisci e soprattutto in crescendo, che è un po’ quello che si sperava. Poi è vero, come scrissi all’epoca, che una serie che si chiama Revolution suggerisce una rivoluzione che qui proprio non c’è. Ma la paura era che non fosse rivoluzionaria e neanche divertente: almeno al secondo problema si è ovviato.
Poi dai, non mi sento di condannare un’intera serie solo perché qualcuno ha scelto un titolo arrogante…
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Argomenti lost, revolution, Serie tv


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