Gossip Girl – Sesta stagione: ci risiamo di Vale Marla Morganti
Quando anche il peggio ti può lasciare a bocca aperta
Alzi la mano chi, dalla scorsa stagione se non già da quelle prima, non abbia pensato di abbandonare questa serie che ormai ha tutte le carte in regola per entrare nel genere “teatrino della surreltà grottesca”. Il mio insano masochismo mi ha però portato a essere ancora qua, guardarla e scriverne. In fondo sono sempre stata la prima sostenitrice del leggere un libro fino alla fine, cercare di non morire prima della fine di una serie, non giudicare un album solo dalla copertina, dare speranza a un brutto film fino ai titoli di coda, non schifare una serie se il pilota non convince, arrivare all’ultima stagione di una serie che ha chiaramente perso la bussola.
Già lo scorso anno storcevo il naso circa gli scossoni narrativi che ricordavano molto i moti di assestamento dopo un terremoto. All’inizio la struttura era solida all’apparenza e solidamente poggiata sui capisaldi della serie, ma quando l’appeal glam ha iniziato a vacillare e non era più capace di reggere la struttura creata, i cari writers hanno cercato di dare movimento dall’interno, calcando forse troppo trame e sottotrame sempre più inquietanti e difficilmente gestibili. I personaggi si sono fatti amare e odiare e detestare e volerliprendereapugni talmente tante volte che ormai non si sa più dalla parte di chi stare. Si potrebbe arguire che questi continui cambi di punto di vista siano il sintomo di una serie scritta con molto criterio e i personaggi in continua evoluzione, ma personalmente mi sembrano solo il prodotto di reiterati e fortuiti cambi di rotta alla ricerca del nuovo colpo di scena per giustificare il fatto che the show must go on.
Detto ciò, se non avete problemi con il perdere tempo, non avete già problemi particolari di bruciore di stomaco o mi considerate un narratore inaffidabile concedetevi ogni mercoledì 45 minuti di insana follia. Accantonati matrimoni regali oltreoceano, esili a Brooklyn, Gossip Girl lasciata in mano a Serena, la neverending story Blair-Chuck-Dan-Serena, eredità milionarie date a caso, morti che risorgono (abbronzatissimi), nuove madri di Chuck che compaiono, Nate (messo a sua insaputa) a capo di una testata giornalistica (che ovviamente non sa da che parte pigliare), il poligono Charlie-Ivy-Nate-Lola, Lily che indossa orecchini più grandi dell’amore che ha per i suoi figli e i suoi mariti, il ritorno di Georgina, l’estate… insomma accantonati tutti questi psicodrammi si ritorna a New York. No non è vero. Praticamente nessuno è a New York. Blair è a Parigi a seguire la sua nuova collezione di moda (quella pazza di sua madre ha pensato di lasciarle in mano la Waldorf Design), Dan è in Italia con Georgina che lo tiene incatenato a una sedia con un frustino in mano, obbligandolo a scrivere le sue memorie (questa volta con nomi veri e sputtanamenti seri), Chuck è a Dubai a cercare di scoprire qualche gabola di suo padre (che gli ha rubato l’impero che era riuscito a costruire mentre immaginava Bart finalmente rinchiuso in una bara), Nate è dietro la sua scrivania in da city fingendo di fare gran business (anche se nel suo cervello vede onde, ragazze in costume e gare sul banana boat), Serena… Seriiina è sparita, la vediamo per l’ultima volta su un treno intenta ad acquistare da un losco figuro delle sostanze stupefacenti (molto season 1, quasi da far sperare che prima o poi possa ricomparire Jenny Humphrey in bustier, calze a rete rosse, e tacchi sadomaso), quindi invece che continuare a fingersi impegnati nel fare qualcosa di fondamentale per il futuro del mondo, tornano nella Grande Mela per una nuova stagione di divorzi, coppie a caso, nuovi casi di figlie che si fanno uomini che si son fatti anche le madri, intrighi internazionali, vendette famigliari, ripicche parentali, complessi edipici, inguardabili papillon, personaggi scomparsi nel nulla senza spiegazioni, debutti in società, vecchi sextape, vecchie tresche, nuove minorenni, il tutto tenuto insieme da una recitazione che fa quasi rimpiangere i Cesaroni e una sceneggiatura che fa impallidire le 25 stagioni di Beautiful.
Volevo essere completamente drastica ma alla fine ho pensato che questa serie ormai è una sorta di malato terminale, o un tenero vecchietto che sa che la sua ora sta per finire. Fra cinque puntate tutto questo finirà, per la stagione più corta che Gossip Girl abbia mai registrato. E’ una serie che porta sulle sue spalle il peso tutto il male che ha fatto nella vita e che cerca con un po’ di autoironia spruzzata qua e là di farsi perdonare i raggiri morali a cui ha sottoposto i fedeli spettatori. Spara talmente in alto, o in basso, che alcuni eventi riescono ancora a farti spalancare la bocca e ridere un po’, perché sono veramente, non per ripetermi, ma grotteschi e surreali sono le prime parole che mi vengono in mente. Nemmeno il fatto di scoprire chi è sempre stato dietro a Gossip Girl interessa più a qualcuno penso, ormai io mi sono convinta che è Veronica Mars (aka Kristen Bell, la voce che doppia dalla prima stagione Gossip Girl, nonchè interprete del celebre telefilm Veronica Mars).
Un plauso agli sceneggiatori però va fatto. Non staranno scrivendo certo una serie che gli farà guadagnare un Emmy per la migliore serie drammatica, ma una nomination per peggior serie comica ci potrebbe stare. Confido che in queste ultime puntate continuino a stupirci con sceneggiature senza senso e direzione ma con i fuochi artificiali e sviluppi imprevedibili. Se non sentite questo stimolo di andare avanti state quindi sereni che fra 5 puntate sarò la persona più felice del mondo seriale nel proferirvi i dettagli delle 5 ultime epiche puntate nel meno rimpianto elogio funebre che potrei scrivere. XOXO.