12 Settembre 2012 3 commenti

The New Normal – La comedy di Ryan Murphy stereotipata ma bella di Marco Villa

Un pilot che fa ridere. Serve altro?

Copertina, Pilot

Tanto per chiarirsi subito: ho visto poco di Nip/Tuck e sono arrivato alla fine della prima puntata di Glee rantolante, tipo esploratore disperso nel deserto che si trascina sulla sabbia. Io in realtà ero sul divano, ma vabbé, ci siamo capiti. Questo per dire che – American Horror Story a parte – non sono certo l’espertone di Ryan Murphy e che quindi questo The New Normal per me è una serie nuova come tante. Direte: e perché non se ne occupa un altro? Perché gli incastri di Serial Minds tra planning e vita sociale dei gestori sono di rara complessità. Roba stile Maya. Fidatevi.

The New Normal è la nuova serie di Ryan Murphy, uno che ha firmato roba come quelle indicate sopra. Roba che potrà piacere o non piacere, ma che comunque ha sempre lasciato un segno. The New Normal è una comedy che più comedy non si può. Racconta la storia di una coppia gay e della ragazza che fa loro da madre surrogato. Tra gli allegati, la di lei figlia (un incrocio tra la bimba di Little Miss Sunshine e Debs di Shameless) e la di lei nonna (generata per gemmazione da Lucille Bluth, matriarca di Arrested Development). I personaggi non sono certo sorprendenti: nella coppia gay uno è superchecca e l’altro molto sobrio, la ragazza è tutta occhioni da Bambi, gran cuore e vita disordinata, la nonna è politicamente scorretta su ogni argomento e la bimba è la tipica sapientina-ma-simpatica.

Figure tipiche, se non apertamente stereotipate, intreccio che non grida certo alla rivoluzione. Non certo elementi che fanno ben sperare/inducono all’entusiasmo. E invece. E invece il pilot di The New Normal funziona. Il ritmo è sempre veloce, i dialoghi si incastrano alla perfezione, le battute girano a dovere. In due parole: fa ridere. Certo, facile far ridere usando un personaggio come la nonna che inventa a ogni dialogo una nuova perifrasi omofoba e razzista o sfruttando il fashion-addicted che, in un negozio di abbigliamento, si mette a squittire “lo voglio, lo voglio è la cosa più carina che abbia mai visto” riferendosi a un bambino.

Gioca facile Ryan Murphy, ma gioca bene. Nonostante tutto, infatti, la puntata non sa mai di già visto o di stantio e dichiaratamente si pone in scia di prodotti come How I Met Your Mother, per poi provare a superarli in modo esplicito (o sono solo io ad aver letto lo stratagemma “lascio un messaggio ai miei figli” creato e abortito nel pilot, come una frecciatina al racconto senza fine di Ted Mosby?). Ulteriore punto a favore, l’introduzione di alcuni momenti in cui i personaggi parlano direttamente in camera stile mockumentary. In questa prima puntata accade con figure emblematiche di famiglie “diverse”, ma diverse in modo estremo, tipo quella della madre nana e della figlia non-nana, con finale in cui entrambe vanno via su una macchinina a pedali.

Cattiveria di fondo e poco rispetto per il politically correct sono gli elementi più interessanti e divertenti, quelli che rendono questo pilot qualcosa che fa ridere in più punti e anche non poco. E per un pilot comedy è quello che serve. Questi punti di forza possono essere anche i limiti maggiori, se il giocare sul filo dello stereotipo e della presa per il culo scorretta dovessero diventare esercizi di stile fini a se stessi. The New Normal per ora convince, da qui in avanti sarà tutto un gioco di equilibri e toni a segnare il salto tra fallimento e riuscita.

Perché seguirlo: perché volutamente piuttosto cattivo e parecchio ironico. Anche se, ok, Arrested Development in quanto a ritratto di famiglia atipica è tutt’altra cosa.

Perché mollarlo: perché non c’è un personaggio che sia originale o nuovo, fatto che può annoiare da subito chi non si accontenta della spietatezza di fondo



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