16 Luglio 2012 2 commenti

Serial Moments #35 – Dall’8 al 14 luglio 2012 di Diego Castelli

Soddisfazioni personali, deliri canini e un ladro belloccio

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ATTENZIONE! SPOILER NONCURANTI DI TRUE BLOOD, FRANKLIN & BASH, WHITE COLLAR E NEWSROOM!

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5. True Blood 5×05 – L’hanno capita anche loro, finalmente…

Ammetto che questo è un serial moment molto autoriferito. Sì perché ho provato profonda soddisfazione quando Jessica ha confidato a Tara (ancora parzialmente scossa e incazzata per la sua trasformazione) di aver capito la vera essenza del vampirismo. “We’re are gonna live forever. We’re gonna be young forever. The world it’s, like, wide open to us”.
Che poi è quello che ho sempre detto io: vampiro è bello, e dura a lungo!

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4. Franklin & Bash 2×06 – Neanche un po’ di processo

Ancora una bella puntata di Franklin & Bash, che questa volta si fa notare non per qualche succosa guest star, bensì per la brillante costruzione della trama. L’episodio è tutto basato sulla formazione della giuria e sulla scelta dei testimoni, operazioni molto importanti per gli avvocati americani, ma che spesso ci vengono nascosti per lasciare spazio al vero e proprio dibattimento. Questa volta il “pre” è invece protagonista assoluto, e la sua importanza per il processo è sottolineata in maniera perfetta: i nostri avvocati zuzzurelloni devono convincere l’accusa a inserire la buffa Kiki nella lista dei testimoni, perché così avrebbero praticamente la vittoria in tasca. E la puntata finisce proprio qui, quando arriva la notizia della sua futura testimonianza: non vediamo praticamente nulla del processo, perché a questo punto sappiamo già come andrà a finire. Geniale!

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3. Wilfred 2×04 – Cani vs bambini

Questa volta non è questione di un singolo serial moment: Wilfred cosparge l’intero episodio con la sua sorprendente filosofia, e stavolta le rivelazioni sono di quelle grosse. Veniamo a sapere che da millenni è in atto una terribile faida tra cani e bambini, che si combattono a colpi di morsi in faccia e carezze poco gentili, in una guerra segreta del tutto invisibile agli occhi degli umani adulti. L’obiettivo dei contendenti? Essere riconosciuti come la categoria più carina, più “cute”. Inutile dire che il racconto, deliziosamente idiota, è associato a molti esempi concreti della follia di Wilfred, non ultimo quello nella foto qui sotto: il nostro cagnolone cerca di estrarre il feto nemico dalla pancia della sorella di Ryan. Usando un aspira-briciole, ovviamente.
E’ tutto così meravigliosamente eccessivo e delirante…

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2. White Collar 4×01 – Episodi in trasferta e bruschi ritorni

Già sapete che White Collar l’ho mollato dopo la prima stagione – eh lo so, life is a bitch – ma mi è giunta voce di un serial moment nella premiere della quarta stagione, che accolgo volentieri soprattutto perché, per una volta, una season premiere è all’altezza del finale dell’anno precedente. Evento assai raro, visto che di solito i telefilm hanno l’abitudine di entusiasmare a maggio, per poi partire in sordina a settembre (vero Fringe post-sparizione di Peter???). Questa volta, invece, i fan di White Collar si sono beccati un bell’episodio in trasferta a Capo Verde (che non è Milano Marittima, voglio dire) e anche un cliffhanger che potrebbe quasi essere un finale di stagione, col bel Neal Caffrey sul punto di essere catturato di nuovo. D’altronde, un modo per tornare  New York bisognava pur trovarlo…
Aggiungo la mia consueta nota inter-telefimica: a puntargli la pistola contro è Mekhi Phifer, ex dottor Pratt di ER, ma anche agente Reynolds di Lie to me. Insomma, uno tosto, che ti spara e poi ti cura, poi ti spara e poi ti cura, e via così. Peraltro, e lo dico con grande rispetto, che razza di nome è Mekhi Phifer?

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1. The Newsroom 1×03 – Discorso alla nazione

Subito un cult per tutti i fan di Aaron Sorkin, The Newsroom sta attirando anche qualche critica. Mi riferisco a coloro che vedono una retorica eccessiva, un’epica troppo dichiarata, nella storia di una redazione che vuole dedicarsi al “vero” giornalismo, lasciando fuori dalla porta qualunque compromesso col dio denaro. E’ una perplessità che comprendo, ma che non condivido: il terzo episodio è stato persino superiore ai precedenti, e il punto più alto è proprio l’inizio, lo straordinario monologo in cui Will denuncia le storture dell’informazione a stelle e strisce, scusandosi con gli spettatori per i suoi errori, e promettendo maggiore impegno per il futuro. Sottolineare le mancanze di un mondo giornalistico pigro e/o fazioso non è di per sé un’operazione particolarmente originale, ma la forza con cui le parole di Will escono dallo schermo è quasi sorprendente, sono bordate tanto forti quanto semplici (o forse forti in quanto semplici), e il loro slancio ideale, contrapposto alla ben meno luminosa realtà, serve proprio a ragionare su ciò che nel reale non funziona, o non funziona come dovrebbe. Pensate ad esempio all’attenzione dei protagonisti per i fatti, che viene ossessivamente scambiata dai detrattori per volontà politica. E per caso tutto questo viene raccontato con pipponi noiosissimi in qualche programma di quarta serata? Macchè: con un ritmo e una passione da tenere incollati alla sedia. Che spettacolo…

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