Mad Men di Chiara Grizzaffi
Tiriamo le somme di una delle annate pi
Nemmeno il tempo di abituarsi al ritorno di Don & Co che è già ora di tirare le somme. Solo ieri mi bullavo con chiunque (“ah, sono finite tutte le serie fighe che guardavi? No vabbè, io c’ho Mad Men”), e adesso dovrò accontentarmi di qualche recuperone estivo. Ma come passa il tempo, ecc ecc..
Bisogna dire che il saluto alla Sterling Cooper Draper Pryce (sì, da qui iniziano gli spoiler a manetta) è decisamente difficile dopo una stagione di livello così alto. Se la preoccupazione, solo qualche mese fa, era che la lunga battuta di arresto della serie coincidesse con un calo della qualità, possiamo dire che invece la pausa di riflessione ha fatto bene a Weiner e soci, permettendo loro di rinnovare, in maniera anche significativa, lo stile e le atmosfere di Mad Men senza per questo perdere la continuità con il passato, o rinunciare alla coerenza dei personaggi e degli sviluppi narrativi.
L’inizio era stato piuttosto spiazzante: atmosfere pop a tratti quasi spensierate, ironia e umorismo a stemperare i drammi pur sempre incombenti, Don con una GIACCA A QUADRI (giuro che ho quasi avuto un infarto, e la situazione non è certo migliorata quando è rimasto in canottiera qualche minuto dopo). Per non parlare della comparsa di Betty grassa, un incidente di percorso (la Jones era incinta) trasformato in opportunità, che ci ha mostrato il lato umano e fragile di un personaggio fino ad allora piuttosto algido.
Dove si volesse andare a parare, era piuttosto ovvio fin dalle prime battute: la “vecchia guardia”, rappresentata soprattutto da Roger e Don, si ritrova a confrontarsi con il cambiamento rappresentato dalla ventata di rinnovamento sociale (siamo alle soglie del ’68), dall’emergere di una cultura giovanile ormai definitivamente distante da quella dei padri. Personaggi come il giovane pubblicitario di talento, Ginsberg, o come la stessa Megan mettono alla prova soprattutto Don, che sembra aver esaurito quella vena creativa che gli garantiva il successo incondizionato, almeno sul lavoro.
Una stagione che si apre al nuovo, e che mette a frutto la pausa forzata per rinnovarsi, anche dal punto di vista stilistico: nel corso della quinta stagione abbiamo assistito alle esilaranti visioni da LSD di Roger, a un’autoironica citazione dei cliché del serial (Don che mette su un disco dei Beatles, che diventano la colonna sonora della classica carrellata riassuntiva di fine puntata), a un finto montaggio alternato (già citato dal Castelli). Per una serie dalla regia tutto sommato convenzionale, si tratta di una svolta significativa, in linea proprio con questo binomio vecchio/nuovo, convenzione/rinnovamento.
Tutto bene dunque? Non proprio. La mancanza di un vero e proprio climax drammatico si è sentita fino agli ultimi episodi: si percepiva che qualcosa ribolliva in pentola, ma non si è palesato fino alla terzultima puntata. L’addio di Peggy alla SCDP, e a Don in particolare, è stato uno dei momenti più emozionanti e inattesi: mentre Joan si comprometteva, Peggy ha lasciato il suo mentore. Le ripercussioni di questo gesto sono ancora tutte da scoprire, ma è certo che a Don mancherà più di quanto finora non abbia dimostrato. L’altro momento drammatico è il suicidio di Lane Pryce: ironicamente bersagliato, umiliato fino all’ultimo, Pryce esce di scena senza dignità, a differenza di quanto gli aveva suggerito Don. La responsabilità di ben due suicidi all’attivo per il nostro eroe non è poco e così nell’ultimo episodio, Phantoms, gli riappare anche il fratello morto. E se il finale di stagione, dopo i picchi drammatici dei due episodi precedenti, sembra quasi diluire la tensione, in realtà mette tanta carne al fuoco: il giovane Pete, altro personaggio sull’orlo di una crisi di nervi, ammette una volta per tutte la sua depressione; Roger è sempre più intento a rincorrere il tempo perduto; Joan è una madre single che si è svenduta per diventare socia della compagnia, dando realmente corpo ai pregiudizi che il suo aspetto aveva finora solo suggerito; e Megan ha finito per diventare la moglie-oggetto di Don, che ha cercato invano la sua strada ma alla fine ha ceduto alla tentazione di usare il potere del marito. E Don è di nuovo sull’orlo del baratro.
Insomma, Weiner non ha riposato sugli allori, e ci ha dato una delle stagioni più belle di sempre. E, dopo i rilanci dell’ultima puntata, l’attesa della successiva stagione si preannuncia estenuante!