New Girl – Il finale della prima stagione di Marco Villa
New Girl ha fatto molto pi
Sapete che ci piace molto bullarci. Quindi adesso ci bulliamo. Qui su Serial Minds abbiamo detto da subito, dai primi venti minuti, che New Girl ci piaceva. All’inizio e fino a metà stagione aveva un suo peso il fatto che il panorama intorno non fosse dei più rosei, contando che di nuove comedy particolarmente interessanti non ce n’erano. Così New Girl dava un’idea di novità. Non tanto nel tema e nel concept, quanto nei toni. Soprattutto, nuovo era il personaggio di Zooey Deschanel, un concentrato di goffaggine e stupidità in vestitini da indiegirl che non si era mai visto in un ruolo principale. Dicevo: su New Girl abbiamo scommesso da subito, consapevoli che la stessa Jess fosse punto di forza e limite insieme, perché investire tutto sul suo essere strana sarebbe stato letale (qualcuno ha detto Sheldon Cooper?) se non fosse stato accompagnato dalla crescita dei co-protagonisti.
Arrivati al termine di una prima stagione segnata da ottimi ascolti e da un rinnovo ottenuto da mesi (caso ormai raro per le nuove comedy), si può tranquillamente dire che New Girl è riuscita a evitare alla grande questo rischio. E con “alla grande” intendo che è andata ben oltre le aspettative che di solito si hanno verso le nuove comedy.
Come detto, New Girl è iniziata come la serie su una tipa strana che va a vivere con tre ragazzi. Di questi, uno si è imposto da subito come personaggio cardine della serie. Si parla ovviamente di Schmidt, vero e proprio contraltare di Jess. Entrambi hanno dei problemi enormi nel relazionarsi con gli altri, ma li affrontano in modo opposto: Jess diventando una sorta di fumetto ambulante, Schmidt cercando di essere il supermanager di se stesso. I risultati, ovvio, sono esagerati in entrambi i casi. Se Winston è rimasto per tutta la stagione un po’ sullo sfondo (patendo forse il fatto di essere un ripiego come personaggio e come attore dopo l’abbandono di Damon Wayans), recuperando spazio giusto nel season finale, New Girl ha fatto un salto di qualità nel momento in cui anche Nick è stato idiotizzato. In partenza il grillo parlante del gruppo, con il passare delle puntate Nick è diventato un cazzone totale. Un cambiamento motivato dal suo avvitarsi in una depressione e disillusione sempre più forti e per questo del tutto credibile.
E qui si arriva al fatto che New Girl ha superato le attese. Nell’arco di venti puntate, si è arrivati a quello che Friends aveva raggiunto dopo parecchie stagioni. Non si parla di qualità assoluta, ma di modalità di racconto e di creazione di un universo di riferimenti. Gli ultimi episodi hanno infatti una componente orizzontale fortissima, fatto inusuale per una comedy e inedito per una comedy appena partita. Prendete la penultima puntata, quella in cui Jess elabora il lutto di essersi lasciata con Russell. Inizia con Jess in lacrime, prosegue con riferimenti alla loro storia, tira in ballo un ex fidanzato e la storyline si intreccia con quella di Nick, anch’essa interamente basata sul confronto con il passato, e con quella di Schmidt, incentrata sul suo pene rotto, fatto accaduto nell’episodio precedente. No, non mi sono rincoglionito: questa frase è scritta volutamente in modo pesante e pedante, per far emergere la quantità di riferimenti extra-episodio (e per dimostrare quanto sono inutili e pallosi i riassunti dei singoli episodi, ma vabbè).
L’ultimo episodio è andato avanti su questa strada, con una sorta di punto della situazione e autocoscienza lungo venti minuti: un fatto normale a livello logico, ma per nulla scontato nella dinamica di una serie di questo tipo. Si tratta di una scelta forte, che alza da sola il livello di New Girl. E che fa piacere, tanto. E non dite he non ve l’avevamo detto di seguire New Girl, eh!