Shameless – Il finale della seconda stagione di Marco Villa
Non ascoltate i critichini: Shameless
ATTENZIONE! SPOILER SU TUTTA LA SECONDA STAGIONE
La questione è semplice e si potrebbe risolvere in tre parole. Shameless è Shameless. Punto, tutti a casa. Fin dalla prima puntata dello scorso anno e poi lungo tutta la stagione d’esordio, l’adattamento americano di questo telefilm inglese ha marcato minuto dopo minuto il suo essere diverso da qualsiasi cosa si sia visto nella serialità recente, almeno in quella anglosasssone (mi parlano molto bene di una serie coreana ambientata in Cina nell’epoca Ming, ma VLC non mi legge gli ideogrammi nei sub).
La prima stagione è stata una folgorazione. Le storie, i personaggi, la scrittura, il linguaggio, i corpi. Tutto nuovo, tutto diverso. Freschissimo. L’unione tra qualcosa di profondamente drammatico e qualcosa di leggero e sempre pronto a diventare divertente, cazzaro.
Per questo la seconda stagione doveva affrontare una pietra di paragone enorme. Se nelle prime puntate di quest’anno veniva spontaneo confrontare ogni cosa con lo Shameless di dodici mesi prima, man mano che si è avanzati è diventato evidente che la cosa non aveva senso. La prima stagione aveva dalla sua la forza della novità, quella capacità di folgorare di cui si parlava poche righe fa, in virtù di una diversità totale. Dopo dodici puntate, l’effetto sorpresa è sparito, giustamente. Ecco quindi che la seconda stagione si stabilizza, si concentra di più sui legami, sui singoli personaggi, inserendo poche novità e pochi – ma devastanti – momenti di svolta. Ovvio i critichini possono mettersi subito a dire: è sempre uguale, è bloccata, si ripete, non sa più dove andare. Bene, critichini: sappiate che non capite un cazzo.
La seconda stagione di Shameless mette l’accento su una componente orizzontale molto più forte, lasciando da parte una struttura “a missioni”, che spesso aveva caratterizzato la prima annata, secondo lo schema: situazione normale (servono soldi) – sviluppo di due vicende (una porta soldi, l’altra li porta via) – soluzione con compensazione monetaria tra le due vicende. Questo tratto si perde e a guadagnarne sono i personaggi, alcuni dei quali molto approfonditi. A giocare un ruolo decisivo è il cast, in cui emerge come un vero gigante Jeremy Allen White, che, con il suo Lip, si divora ogni scena in cui è presente. È lui forse il vero protagonista della stagione, con una vicenda personale intricata e tragica, che lo porta a mille cambiamenti di direzione e finisce per inchiodarlo a un girare in tondo su se stesso, fino a non capire più nulla. L’esasperazione del suo rapporto con Karen, la frattura con Fiona (aspetto doloroso a livello quasi fisico anche per lo spettatore), la fatica nel controllare una mente adulta e superiore, in un contesto di totale immaturità e degrado. Drammi che portato a fondo Lip per buona parte della stagione, fino al finale ad alto tasso emotivo con ritorno e abbraccio, in una scena giocata – in controtendenza – tutta sull’understatement.
Da un diciassettenne con il problema della paternità, si passa poi alla tragedia di due madri. Il polo femminile della stagione è formato principalmente dalla mamma di Frank e da Monica Gallagher. Due personaggi di fatto simili per egoismo e voglia di scappare, oltre che per essere gli alibi migliori per lo stesso Frank.
La madre di Frank e il bimbo di Lip sono in fondo le due vicende principali della stagione ed entrambe si risolvono nel nome dello stesso personaggio: Sheila. È lei a uccidere la mamma di Frank in una scena agghiacciante, fortissima, in cui la donna che sta per morire si agita e muove le gambe disperata, per un tempo che pare infinito. È lei ad adottare il figlio di Karen, insieme a quel povero pirla di Jody. Due personaggi che hanno i loro bei mostri interiori, ma che in fondo sono due buoni. Forse i più puri di tutta la baracca (ovviamente una purezza stile Shameless).
A pagare dazio in questa stagione è Fiona, intrappolata in un tira e molla con Steve/Jimmy che le lascia poco spazio per crescere. Ci sarà tempo il prossimo anno. E scommetto che ci sarà tempo anche per Debs, personaggio sempre perfetto e interpretato da una bravissima Emma Kenney. Il 30 dicembre scorso, quando votammo i Serial Awards del 2011, feci il nome di Shameless. Tre mesi dopo, aggiungo il punto esclamativo. Shameless è tra i migliori drama che vanno in onda in questo periodo. Ed è un pezzo unico, senza possibili paragoni. E che tacciano i critichini.