2 Broke Girls – Una serie onesta di Marco Villa
2 Broke Girls fa il suo: fa ridere
Oh, è normale. Si guarda un pilot e si dà un giudizio. Capita di darne uno diverso da quello definitivo. Del resto è un po’ come recensire i dischi: li ascolti, li valuti, ma – se non hai settimane di tempo – devi cercare di immaginarti in che modo quell’ascolto ti testerà in testa. Ovvero: tra un mese lo farò ripartire e lo conoscerò quasi a memoria oppure due giorni dopo la recensione sarà già stato eliminato dal lettore mp3?
Ecco, con i pilot tocca fare una cosa simile. Anche più spietata, perchè seguire una serie ogni settimana richiede costanza e fare scelte sbagliate toglie tempo prezioso a visioni meritevoli. Ok, tutto il pippone per dire che 2 Broke Girls è da seguire e che quell’anche no, ma forse con cui intitolai il post sul pilot può tranquillamente diventate un ma sì.
Non sto dicendo che si tratta di una serie capolavoro, tutt’altro. I dubbi espressi durante il pilot rimangono: visivamente è un pugno in un occhio, con scenografie e regia così vecchie da poter essere spacciate come un omaggio alle sitcom che furono, se solo non fosse così evidente che una simile giustificazione sarebbe solo una paraculata vergognosa.
Allo stesso tempo, però, tante cose funzionano. Innanzitutto i personaggi. La protagonista indiscussa è la mora Max, sorta di macchina da punchline ciniche e distruttive. La bionda Caroline è la spalla perfetta, in grado di smorzare l’aggressività della socia e allo stesso tempo di prepararle il terreno. Stesso discorso per i comprimari, tra i quali spicca Oleg, il cuoco ucraino.
Tutto è giocato su umorismo e scrittura di grana grossa. I personaggi sono molto stereotipati, al punto da non avere una fisionomia propria, ma di essere modellati su quella di un gruppo di appartenenza. Per Max e Caroline i gruppi sono quelli dei poveri e dei ricchi, mentre per gli altri personaggi vale l’appartenenza geografica o razziale. C’è l’ucraino, l’asiatico, il nero, la polacca e così via.
Va da sè che una scrittura di questo tipo non va d’accordo con un umorismo raffinato e sottile e ovviamente gran parte delle battute saranno a sfondo razziale e basate su stereotipi. Certo, se per voi il politicamente corretto è la cosa più importante e non sopportate che un asiatico venga preso in giro perchè è basso, non è il caso che guardiate questa serie. Ma – diciamocelo – quello è un problema vostro, non di 2 Broke Girls.
Perchè 2 Broke Girls è una serie che non punta troppo in alto, ma raggiunge quello che si prefigge: far ridere senza menate di alcun tipo. E sapete bene che qui si amano alla follia Community, 30 Rock e Parks and Recreation, tutte serie molto più intelligenti e molto più belle di 2 Broke Girls. Ma questo non significa concepire solo quel tipo di comicità. Ecco perché 2 Broke Girls si merita quei venti minuti a settimana: perché è un telefilm onesto. E che riesce a farlo senza mettersi in scia a nessuna delle serie di successo del momento, anzi, riuscendo a superare un’impostazione che di nuovo e attuale non ha nulla. 2 Broke Girls è un telefilm che fa il suo. Meglio: è un telefilm che fa ridere.
Piccola aggiunta, elaborata dieci minuti dopo aver schiacciato “pubblica”: ho letto in alcuni siti o blog che 2 Broke Girls sarebbe esecrabile perché basato su battute razziste. Ecco, credo sia importante fare una differenza tra “battute a tema razziale” e “battute razziste”: se diventa vietato fare battute di questo tipo, si va verso un’idea di pensiero politicamente corretto senza se e senza ma, che mi fa una gran paura.