16 Dicembre 2011 1 commenti

Luck – La serie HBO con Dustin Hoffman di Marco Villa

Il kolossal HBO di questa stagione

Copertina, Pilot


Mettiamola giù facile facile: Luck è il Boardwalk Empire di questa stagione. Stessa emittente, ovvero HBO. Stesso concetto – portato all’estremo, di televisione che non vuole avvicinarsi al cinema per qualità, ma sostituirsi al cinema in quanto tale. Stessa concezione all-star di interpreti, autori e registi. Perché se il pilot di Boardwalk Empire era diretto da Martin Scorsese e la serie vede come protagonista Steve Buscemi, qui si è puntato altrettanto alto. I volti di riferimento sono Dustin Hoffman e Nick Nolte e la regia del primo episodio è di Michael Mann. A casa tutti. E via.

Il terzo elemento fondamentale è il creatore della serie, che risponde al nome di David Milch, ovvero uno che ha messo la firma sopra a una roba da nulla come Deadwood, meglio nota anche come la serie western cui tutti dovranno fare riferimento per decenni. E non solo nel mondo televisivo.

Ok, esaurito il pippone di esaltazione iniziale, vediamo un po’ cos’è Luck. È una serie ambientata nel mondo delle corse ippiche. Luogo centrale è l’ippodromo, dove si incrociano quelli che lavorano a vario titolo intorno ai cavali e alle corse e quelli che, su quel mondo, speculano e tramano grazie a scommesse e intrallazzi vari. Dustin Hoffman è Ace Bernstein, grande burattinaio del mondo delle scommesse, finito in galera per salvare alcuni suoi complici. La serie inizia con il suo rilascio e presumibilmente proseguirà seguendo il suo ritorno e la sua vendetta. Hoffman, però, non è protagonista assoluto come Steve Buscemi in Boardwalk Empire. È piuttosto uno dei tanti, almeno nel pilot. Uno con un carisma che sbrodola anche dai calzini, ma comunque uno dei tanti.

Luck si presenta infatti come una serie corale. Nel pilot si sviluppano almeno quattro storyline che, pur essendo legate tra loro, vanno avanti per la propria strada. Ci sono gli scommettitori, alle prese con la puntata più importante della loro vita, i giovani fantini, gli allenatori e, appunto, il personaggio di Hoffman. In attesa di entrare più a fondo nei personaggi, la genialata di David Milch, al momento, è principalmente una: aver messo insieme un mondo affascinante e sporco (le scommesse e il relativo giro di affari), con qualcosa di emozionante, istintivo e dal pathos dietro l’angolo come lo sport.

La corsa dei cavalli è un momento in cui lirismo delle riprese – ci arrivo tra poco, Michael, tranquillo – e potenza narrativa permettono al pilot di fare un salto di qualità. In parole semplici: metti due gare nell’arco di un’ora e avrai comunque due momenti di tensione e di partecipazione, che sapranno sempre e comunque dare una botta di energia.

Entrando nella storia, si torna nuovamente al paragone con Boardwalk Empire, perché, per qualche strano paradosso, gli stereotipi di gangster movie e malavita sembrano essere più presenti qui che sul lungomare di Atlantic City. Basta vedere le figure degli scommettitori cronici e del procuratore dei fantini, talmente estremi da sembrare cloni di personaggi di contorno di qualche gangster movie di quarant’anni (e più) fa.

Per quanto riguarda la parte visiva, invece, Michael Mann dà il meglio di sé nelle sequenze delle corse dei cavalli. Il metodo è di quelli classici, ovvero l’alternanza tra ralenti e velocità normale, ma l’effetto è davvero imponente, con la camera che riesce a mettere in evidenza i fasci muscolari degli animali, dando un che di pittorico all’inquadratura. Suggestione di passaggio: per altezza della macchina da presa, taglio delle inquadrature e impostazione visiva, in più di un’occasione la regia mi ha ricordato la Miami Vice, telefilm che deve proprio a Mann buona parte della sua identità. Il regista è stato infatti executive producer e capoccia della serie, di cui poi ha girato anche una trasposizione cinematografica a quasi vent’anni dalla sua chiusura.

Tanti elogi e nessuna critica, insomma. Luck parte bene e, del resto, da HBO non ci si aspetta altro. I pilot li sanno fare e nessuno lo mette in dubbio. Rispetto a un anno fa, rispetto alla premiere di Boardwalk Empire, però, mi sento di andare più cauto. In quel caso, la serie è andata avanti molto bene, ma senza fare mai il salto di qualità assoluto che ci si sarebbe attesi. Date queste premesse, quel salto di qualità lo si attende anche da Luck.

Il pilot è stato trasmesso in coda al finale della seconda stagione di Boardwalk Empire e ha fatto registrare pessimi ascolti. La faccenda, però, non è tragica e non può nemmeno essere considerata più di tanto. La serie vera e propria, infatti, inizierà a febbraio. Lì si capirà se è stato un caso oppure se il telefilm proprio non attizza.

Previsioni sul futuro: intrighi, soldi e loschi traffici, alternati a corse e gare vinte al fotofinish

Perché seguirlo: perché HBO va seguita sulla fiducia e perché i presupposti per un’ottima serie ci sono tutti

Perché mollarlo: perché è HBO al 100%. Se non vi vanno queste cose, c’è poco da fare. Ma mi chiedo cosa ci facciate qui, amici cari.



CORRELATI