La Versione di Tina – Ch di Vale'n'Tina
Un recuperone di grande qualit
“Sai cosa? Secondo me, mi piace; perché vedi quanto ci metto a rispondere a una mail? Se lo facessi subito, d’istinto, vorrebbe dire che non mi piace tanto, non pensi?”
“No! Non hai capito un accidente allora! Cosa c’entra la spontaneità in amore, scusa? È come gli scacchi, è tutta una questione di sguardo a lungo termine e saldezza di nervi”
“Come dici che lo chiudo questo SMS? Faccina sorridente o punto esclamativo? No perché secondo me la faccina da più un senso di apertura, di disponibilità, il punto esclamativo è così perentorio e poi capisce che io veramente voglio uscire con lui… oddio oddio che faccio??”
“Ma boh, non capisco… sai cosa, lui è troppo, come dire, destrutturato rispetto a me”
Bene, cos’hanno in comune tutte queste esclamazioni, a parte naturalmente un ragguardevole tasso di psicosi donnesca?
Era all’incirca la metà del 1600 quando un tizio bruttarello di nome Cartesio s’inventò di separare la RES COGITANS (ovvero la mente e l’anima) dalla RES EXTENSA (il corpo). Non vi sto a dire il casino, dato che questa fu l’anticamera del relativismo.
In sostanza, quando oggi vi ritrovate in mezzo a vagheggiamenti distorti in stile “No ma secondo me mi piace perché altrimenti non farei così”, e siete cioè in una situazione di totale distacco da un elementare contatto con la vostra pancia e le vostre emozioni, beh, è colpa di Cartesio. Sto stronzo.
Con un bel carpiato all’indietro dal “mi piace, infatti ci metto le ore a rispondere ad un suo SMS” – esclamazione sana, chiara, di una che banalmente riconosce quello che percepisce in zona pudenda, ci siamo tuffati nel “ci metto le ore a rispondere ad un suo SMS… potrebbe essere il segno che FORSE mi piace”.
Capite il grado di elucubrazione, nonché di sfrangimento di coglioni dell’amica che deve ascoltare (che non sono io, io sono quella che sfrangia)?
Passano i secoli e arriva il 1900, anno in cui Freud pubblica L’Interpretazione dei Sogni, segnando così l’inizio ufficiale della psicoanalisi nonché un periodo di sfiga turbinante per il genere femminile che, secondo lui, non lo prende mai abbastanza, ed è quindi isterico.
Io, francamente, boh.
Come sempre, deve arrivare la HBO a risolvere certi abissi culturali: nel 2008 parte In Treatment, serie incentrata su Paul Weston – psicoterapeuta interpretato da Gabriel Byrne – e le sue settimanali sedute con i vari pazienti.
Lo show si ispira liberamente alla serie israeliana BeTipul, creata dal regista Hagai Levi, che figura tra i produttore esecutivi della serie assieme all’attore Mark Wahlberg. La serie è stata trasmessa in prima visione negli Stati Uniti da HBO dal 28 gennaio 2008 al 7 dicembre 2010. In Italia la serie ha debuttato il 21 settembre 2008, trasmessa inizialmente da Cult, e per la terza stagione da Fox Life. Il 30 marzo 2011 HBO ha annunciato la cancellazione della serie, ma ha lasciato aperta la possibilità che questa continui in un formato diverso da quello abituale.
Ehm sì, tutta questa pappardella l’ho copiaincollata da Wikipedia, mi avete sgamato; ma visto che si tratta di un prodotto di nicchia vera questo, ho ritenuto giusto dare qualche info più ampia del solito.
Comunque, la cosa forte è che, oltre ad esserci Gabriel (che io amo dai tempi de La maschera di Ferro, film riunione di tutti i miei uomini ideali passati presenti e futuri), la HBO ci salva ancora una volta dal buco nero della nostra ignoranza.
In Treatment segue il ritmo dei giorni della settimana: dal lunedì al giovedì Paul cura un bel po’ di gente, dalla coppia disfunzionale che sta insieme solo per litigare alla bambina con le crisi d’ansia. Il Venerdì invece, va in cura lui dalla sua ex mentore, nonchè grandissima stronza, Gina. Piccolo NB morboso, nella prima stagione c’è tale Laura che s’innamora persa di Paul; non vi dico l’angoscia che avevo nell’attendere di capire se avrebbero convolato o meno ad un giusto materasso.
È un po’ lentina la serie, vero, ed è stata forse questa la causa della cancellazione. D’altronde non è che puoi pretendere che Joseph Fiennes ti sfondi la finestra e si metta a sparare all’impazzata gridando “Chi ha fatto svenire tutti nel mondo per un minuto?” durande una seduta di analisi, o no?
Comunque, guardandolo, si capiscono davvero un sacco di cose su se stessi, il che è una figata visto che il finto psicologo è anche illegalmente manzo.
PS: io, a prescindere, son sempre stata della fazione “la tua pancia ne sa più del tuo cervello”, o anche: “meglio un rimorso che un rimpianto”. Grandi inculate alle volte, sia chiaro. Pali in faccia che di qualcuno ho ancora le cicatrici, ma sono convinta che alla fine dei conti è meglio provare (e magari sbagliare) anzichè scegliere la via sicura (e sterile) del ragionamento.