28 Settembre 2011 20 commenti

Terra Nova – Fantascienza, dinosauri e prevedibilit di La Redazione di Serial Minds

Arriva il pilot pi

Copertina, Pilot

Non siamo proprio riusciti a decidere chi avrebbe fatto il post su Terra Nova. E alla fine ha trionfato la democrazia partecipativa. Ne scriviamo in tre, in rigoroso ordine alfabetico: Castelli, Palla, Villa. Non avete bisogno di molta trama vero? Vabbe’, giusto un po’: la Terra del futuro è tutta sporca e si vive male, così gli umani decidono di tornare nel passato, ai tempi dei dinosauri, per iniziare una nuova civiltà con l’ozono ancora a posto. Ovviamente ci si focalizza su una singola famiglia di emigranti spaziotemporali, che diventa punto di vista e centro nevralgico di una narrazione di più ampio respiro, tra lucertoloni affamati, faide tra i vari accampamenti umani, sotterfugi di vario tipo e tanta tanta voglia di farsi una nuova vita nel lussureggiante “paradiso” (e si notino le virgolette).

CASTELLI
Attendevo Terra Nova con grande ansia, e l’atteso verdetto è… nì.
L’inizio è gagliardo, molto ritmato e coinvolgente, con un’ottima resa della Terra del futuro. I problemi arrivano su Pandora… pardon, su Terra Nova. Dal momento in cui i nostri mettono piede nel passato, è un susseguirsi di situazioni già viste e strutture già conosciute. E guardate che non è un problema di per sé: Spielberg ama i racconti classici e in questo non c’è niente di male. Ma se JJ Abrams gira Super 8, mettendo in scena una storia semplicissima e risultando comunque appassionante e a suo modo innovativo, non vedo perché non si dovrebbe trovare un’alternativa a un ragazzo che lascia come se niente fosse la fidanzata nel futuro, per poi trovare dopo quattro secondi netti una possibile femmina-figa con cui accoppiarsi, in un tempo e in un luogo in cui si suppone ci sia pochissima gente. Cioè, che culo! Quindi un po’ di situazioni già viste, qualche sviluppo troppo rapido, un co-protagonista che preso così di peso da Avatar fa un po’ sorridere, e poche idee realmente stuzzicanti (cito ad esempio la scoperta – peraltro condita da dialoghi che definire didascalici è un complimento – di segni e simboli lasciati da chissà quale civiltà pre-umana). E poi arriva l’altro vero tallone d’Achille, quello tecnico: a vent’anni di distanza da Jurassic Park, pietra di paragone inevitabile, gli effetti speciali della tv sono ancora troppo lontani da quelli del cinema: i dinosauri sono irrimediabilmente finti, e l’immersione nella storia ne risente parecchio, specie in un prodotto che fa del visivo un elemento così importante. Meglio, in questo senso, i paesaggi e le scenografie in generale. Che dire, la produzione è troppo grossa e le ambizioni troppo grandi per non proseguire un po’, ma questo pilot più costoso della storia non è stato il più divertente o interessante. Vedremo…

PALLA
Come ci aspettavamo, c’è tutto (troppo?) Spielberg in questo Terra Nova: la sua inventiva, le sue situazioni da classicismo fiabesco, tutti gli elementi caratterizzanti del suo cinema. È un condensato di tutte le sue pellicole, da Jurassic Park a La guerra dei mondi, da Minority Report a Hook, passando per un voluto citazionismo al prodotto più visionario degli ultimi anni, quell’Avatar di James Cameron con il quale Spielberg condivide la passione per lo spettacolo e un’immaginazione fanciullesca, grazie alla quale riesce a plasmare dal nulla nuovi e affascinanti mondi. Il pasticcio funziona pur senza osare, portando sul piccolo schermo situazioni estreme ad alto tasso adrenalinico, in quello che ad oggi risulta essere il pilot più costoso della storia. Ma se è vero che dal punto di vista visuale Terra Nova mostra tanto pur senza entusiasmare (la computer grafica, forse in virtù dell’alta definizione televisiva che ne accentua i difetti, risulta pesantemente retrodatata), è altrettanto vero che le storie rappresentate finora sanno di già visto, in una trama fin troppo classica che non aggiunge e non inventa, ma si limita a rimescolare  personaggi stereotipati e situazioni vecchie, in alcuni casi addirittura prevedibili. Così, come già successo con Falling Skies (prodotto meno ambizioso dello stesso Spielberg), i protagonisti che ci vengono presentati si muovono in un mondo distante e ignoto, seguendo però schemi a noi estremamente familiari. In verità non ci sono particolari sbavature, nè momenti eccessivamente carenti, e l’intrattenimento è assicurato; ma forse una scrittura meno cauta avrebbe aumentato l’originalità del prodotto, donandogli un hype ancora maggiore. Gli si concede l’attenuante di essere agli inizi, e di aver volutamente inserito tutti i suoi elementi caratterizzanti in questa prima ora e mezza – anche a costo di uno sviluppo di trama eccessivamente rapido – per fissare da subito le ambizioni del telefilm: dai dinosauri più teneri a quelli più feroci (e stavolta, a differenza di Jurassic Park, non sono i rettili ad essere rinchiusi dentro a un recinto, ma piuttosto gli uomini che ci si rinchiudono per difendersi dal mondo esterno), dalle armi tradizionali mescolate a quelle fantascientifiche, dagli intrighi di potere al rassicurante amore familiare. Certamente una serie tosta, che potrà e dovrà sfoderare le sue carte migliori con il proseguio delle puntate per alzare il tiro e dimostrarsi quel cult che vorrebbe essere.

VILLA
Ok, visti i commenti possibilisti dei due soci qui sopra, pare evidente che – come sempre – tocca a me la parte del poliziotto cattivo. Diciamolo: questo pilot al quadrato è un deja-vu continuo. Lo è a livello di storia (e ci sta, è semplicemente classico), lo è a livello visivo (il riferimento ai paesaggi di Avatar, soprattutto nelle riprese in volo, non è citazionismo ma puro calco – dai, guardate l’immagine in apertura di post). Con ordine: in sostanza il pilot di Terra Nova è la trasposizione televisiva di un film. La durata è più o meno quella, lo sviluppo e i toni anche. Il problema è presto detto: nei blockbuster, lo scavo psicologico nei personaggi è pressoché nullo, semplicemente si seguono regole auree di sceneggiatura, che sono ormai una certezza e assicurano una facile presa sul pubblico. Così, ai filmoni spettacolari si perdona una caratterizzazione dei protagonisti fatta con l’accetta, in cambio di una storia che scorra liscia come l’olio e di una forte impatto emotivo e visivo. Come detto, il pilot è sostanzialmente un blockbuster spostato sul piccolo schermo, con tutti i difetti e nessun pregio. Perché in una serie televisiva che si presenta come dichiaratamente orizzontale, è impensabile scrivere personaggi così stereotipati e piatti. È follia, poi, far compiere al protagonista tutto il percorso di caduta e risalita nella prima puntata (mancava giusto la morte del comandante). Così come non ha senso risolvere subito tutti i suoi conflitti con i figli e delineare già le sottotrame del lovvo adolescenziale. O meglio: non è possibile fare tutto questo insieme. Perché adesso rimane aperta una sola questione, ovvero quella delle iscrizioni sulle rocce, legata in modo stretto alla faccenda dei ribelli. E non è esattamente un qualcosa che ti fa dire: “Uh, stasera devo guardare Terra Nova! Dyo mio, quelle iscrizioni mi tolgono il sonno… devo assolutamente saperne di più!”. Anche perché appare evidente che i dinosauri sono solo una cosa di contorno: potevano essere anaconde giganti o fumi neri e sarebbe stata la stessa cosa. Se a tutto questo aggiungete la parte peggiore del versante blockbuster USA, ovvero tutto un buonismo eroistico oltre il livello di guardia, il quadro si completa. Quindi no, per quanto mi riguarda Terra Nova finisce qui. Proprio non ce la faccio a vedere ogni settimana una roba così. Nonostante la presenza della splendida Shelley Conn, già ammirata a lungo in Marchlands.  (parentesi fighetta in chiusura: partendo da una storia simile – al netto dei dinosauri – era molto più interessante il pilot di Outcasts)

Previsioni sul futuro: la nostra famiglia protagonista scoprirà che su Terra Nova si nascondono intrighi e segreti e imparerà a non fidarsi di nessuno.

Perché seguirlo: perché è entertainment puro, con effetti speciali costosi e un impatto globale suntuoso.

Perché mollarlo: perché c’è dentro di tutto, ma alla fin fine le storie potrebbero essere abbastanza prevedibili.



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