The secret circle – Ci mancavano le streghe… di Andrea Palla
Tremate, tremate, le streghe son tornate!
Mi dice un carissimo amico, di quelli appassionati di esoterismo e compagnia bella: «Questa serie è tutta sbagliata, raccontano cazzate.»
L’amico si riferisce all’aspetto mitologico della serie in oggetto, agli elementi del racconto che attingono da una tradizione che non conosco e nella quale non ho grande interesse ad addentrarmi. Ma il punto è che l’aderenza al reale – se di reale possiamo parlare – è l’ultimo dei mali di The secret circle.
È chiaro: fai una serie sulle streghe e richiedi ai tuoi spettatori una certa sospensione di incredulità, uno sforzo per accettare che quello che verrà mostrato sullo schermo, pur frutto di fantasia, potrebbe davvero esistere nel loro mondo, ben celato agli occhi dei comuni mortali. E questa sospensione, questo superamento delle regole umane, è richiesto anche ai tuoi personaggi, nel momento in cui li immergi in una realtà diversa da quella che sono sempre stati disposti a vivere. È una logica molto semplice, alla base di tutte le serie fantasy: esiste qualcosa che non possiamo spiegare, ma che c’è e dobbiamo accettare che esista. E così tutto ciò che ci viene mostrato e che non ha attinenza con la quotidianità diventa comunque parte di un nuovo meccanismo che per essere seguito deve anche essere assimilato e accantonato. Fanno le magie? Ok, ci credo.
Però qui sta l’inghippo. Perché se è vero che non dovrebbero servirci troppi elementi per entrare in questo meccanismo, è anche vero che il tutto si fa farraginoso quando persino i personaggi sullo schermo, che in qualche modo fanno da tramite tra lo spettatore e la storia, accettano ogni cosa senza alcuna curiosità o timore, facendosi scivolare addosso avvenimenti e colpi di scena con la facilità di una saponetta unta d’olio sopra una lastra di ghiaccio spalmata di margarina vegetale. A quel punto tu, da spettatore, ti poni la fatidica domanda: «Ma che minchia mi fotte di seguire una serie dove tutti i misteri ci vengono spiattellati nei primi 15 minuti di visione?!»
Che voi siate siciliani o meno (e che quindi abusiate o no della parola minchia), l’atteggiamento più semplice da mantenere con The secret circle è proprio questo. Perché non è possibile che nel 2011, quando tanto è stato prodotto, quando i telefilm ormai si basano su una qualità altissima non tanto nel girato, quanto nella sceneggiatura, ci sia ancora un qualcosa che comincia con un arrivo in una città nuova (awww, meraviglia!) in cui le persone non sono quello che sembrano (uuuuh, e chi l’avrebbe mai detto!), e soprattutto dove vengono bruciate tutte le carte d’interesse con imbarazzanti spiegoni ed effetti speciali di bassa lega che manco Dario Argento ne La terza madre.
Perché – io dico – se devi fare una serie su streghe e affini, almeno falla con le palle.
Mi accorgo adesso di non aver ancora parlato della trama. Che poi non è una dimenticanza, è che proprio la trama è talmente superficiale che non c’è molto da dire. Ok, la volete sapere. Vi accontento: ragazza carina e timidina perde la madre in un incendio dai contorni oscuri e si trasferisce così dalla nonna nel vecchio paesello dove proprio la madre aveva tracorso l’infanzia. Arrivata qui, comincia a notare che la gente si comporta con lei in modo strano e nasconde oscuri segreti. Invece che avventurarsi alla scoperta di tali segreti per tenere alta la tensione nello spettatore, preferisce stare seduta e aspettare che le raccontino tutto. Dopo neanche mezzora di pilot. Interessante, vero?
Ma diamo qualche dato. La serie si basa su una saga letteraria scritta da Lisa J. Smith, la stessa di Vampire diaries, e infatti su The CW è programmata proprio dopo la terza stagione della suddetta. L’esordio è stato positivo, avendo trattenuto tutti i numerosi spettatori di Vampire ed essendosi rivelato il miglior esordio in questo slot di programmazione negli ultimi 4 anni. La produzione e lo sviluppo vantano tra i nomi quello di Kevin Williamson, creatore di Dawson’s Creek nonchè di alcune famosissime saghe horror (Scream, So cosa hai fatto): insomma, uno che di teenager e soprannaturale ne mastica un bel po’.
Eppure.
Eppure sembra di essere tornati indietro di troppi anni, con un pilot che vuole raccontare tante cose e in realtà non ne racconta nessuna, con un cliffhanger di fine puntata scandaloso e poco interessante, e con personaggi caratterizzati in maniera sciatta e prevedibile.
Certo, potremmo parlare della figaggine di alcune protagoniste, come se d’un tratto le streghe fossero diventate gnocche esagerate piuttosto che vecchie rugose dal mento pronunciato. Ma non credo che basti a risollevare le sorti di una serie che, seguendo questo andazzo, avrà esaurito tutte le proprie idee nel giro di quattro puntate. C’è il circolo segreto del titolo, ma a chi potrebbe interessare seguire le gesta di aitanti teenager alle prese con alchemiche magie da giornalino delle medie? E se pure i cattivoni non mancano (Gale Harold, visto in Desperate Housewives, visto in Hellcats, visto in Deadwood, ma famoso in particolare per il suo ruolo di Brian in Queer as folks), l’imbarazzante piano di servirsi della protagonista per la probabile conquista del mondo fa acqua da tutte le parti e ha il pathos di un criceto lobotomizzato che si trascina stancamente su una ruota che non gira.
Ah, a proposito di magie. Guardate queste, piuttosto. Ne vale la pena.
Bei tempi quelli, quando le streghe erano vecchie megere dai capelli viola.
Previsioni sul futuro: i cattivoni vorranno usare la protagonista per qualche farraginoso piano di conquista del mondo.
Perché seguirlo: perché le streghe sono grandi gnocche.
Perché mollarlo: perché è pieno di spiegoni inutili che rendono il mistero praticamente nullo.