Ringer – La nuova serie con Sarah Michelle Gellar di Diego Castelli
Due ex Buffy al prezzo di una. Baster
OCCHIO AGLI SPOILER! ANCHE SE LI HO NASCOSTI QUASI TUTTI NELLA TENDINA :-)
Vedendo quella specifica fanciulla bionda in difficoltà, aggredita da un tipaccio, verrebbe da dire: ma dai, sparalo via con un pugno, o ficcagli un paletto da qualche parte. Poi, dopo un attimo di stordimento, riesci faticosamente a ricordarti che lei è sì Sarah Michelle Gellar, ma la serie non è Buffy, bensì il pilot di Ringer, nuovo show di CW e immediato successo di ascolti: miglior performance per una novità da tre anni a questa parte sul network di Vampire Diaries e Supernatural.
In realtà, a dirimere ogni dubbio c’è anche un altro dettaglio. Comincerò dunque la recensione con un commento ben poco profondo e anche un po’ irrispettoso. Sarah Michelle Gellar si è imbruttita inesorabilmente. Non è mai stata una bellona vera, con quella voce da topo ragno e il naso… be’ da topo ragno anche quello, ma in Buffy era tutto sommato un’adolescente gagliarda, con un fascino forzuto tutto suo. A distanza di anni, abbiamo una donna dai lineamenti troppo marcati per essere pienamente umani, un aspetto dimesso a prescindere dal fatto che interpreti l’una o l’altra gemella (adesso ci arrivo, un attimo), e due borse sotto gli occhi che son quasi dei trolley, di quelli rigidi.
Comunque vabbe’, dopo questo momento di estetico sconforto, veniamo a noi.
Concept di Ringer: Bridget, ex spogliarellista (ma tette niente?) ed ex tossicomane, si appresta a testimoniare in un processo contro un indiano cattivo – suona razzista, ma tant’è – che ha ucciso una persona sotto i suoi occhi. Molto spaventata e poco ottimista sulle capacità della polizia di proteggerla, fugge a casa della gemella Siobhan che non vede da anni e che non ha detto a nessuno di avere una sorella poco di buono. Quando Siobahn, ricca ed elegante, sposata con tizio ricco ed elegante, sembra morire suicida in mare, Bridget va in panico e decide di farla sporchissima: si sostituisce alla identica consanguinea rubandole l’identità e sperando così di sfuggire alla vendetta dell’indiano malvagio. Peccato che Siobhan nascondeva una vita privata con molti punti oscuri, e che più che un malinconico angioletto potrebbe rivelarsi un velenoso mignottone.
Vi dico la verità: sono rimasto un po’ deluso. C’era grande attesa per il ritorno della Gellar, e l’idea di base della serie è comunque interessante. Ci sono però alcuni problemi non piccoli.
Parto con l’unico elemento di reale interesse: c’è molta carne al fuoco. In 40 minuti vengono ammucchiati una lunga serie di segreti, misteri, accenni a sordidi retroscena, da far immaginare allo spettatore un mondo oscuro e complicato dietro quella che sembrava una facciata abbastanza chiara. Ci sarà molto da raccontare e da svelare, e i motivi di curiosità sono numerosi, così come discreta è la gestione delle sorprese. Ecco un breve elenco assai randomico e assai spoileroso (aprite la tendina solo se avete già visto il pilot):
[spoiler]Scopriamo in maniera vaga che ci sono problemi tra Bridget e il marito (Ioan Gruffudd, visto ne I Fantastici Quattro), ma con contorni poco limpidi; c’è quella specie di osservatore tipo-Fringe che la segue e che è in realtà l’amante di Siobahn, nonché il marito della migliore amica di lei (Kristoffer Polaha, Life Unexpected); poi vien fuori che Siobahn è incinta (e di chi? E come farà ora Bridget, che in effetti incinta non è?); e poi c’è l’agente FBI che tenta di ritrovare la fuggiasca (Nestor Carbonell, già Richard in Lost); e la prima figlia del marito di Siobahn, scapestrata adolescente che scappa dal collegio e creerà problemi; e l’indiano malefico prima o poi spunterà fuori di nuovo; e infine, più di tutto, c’è il piccolissimo dettaglio che Siobahn non è affatto morta, e che anzi sembra essere la mandante del sicario che tenta di uccidere Bridget [/spoiler]
Se questa densità narrativa è un punto di forza, troviamo però grossi problemi nella resa sullo schermo. Ringer è spesso piatto, i dialoghi sono sempliciotti (per far capire che l’indiano è davvero davvero stronzo, il federale tira fuori dal niente una cosa sconvolgente e originalissima tipo “ha ucciso il suo stesso fratello”), e c’è una pericolosa tendenza allo spiegone, tanto amato dal Villa: in un paio di occasioni gli sceneggiatori imbastiscono scene atte soltanto a ricapitolare le informazioni più importanti. Che mi starebbe anche bene dopo venti episodi, ma due volte nel pilot è un po’ troppo.
C’è poi un vistoso problema visivo. Se nelle prime occasioni di incontro tra Bridget e Siobahn sembrano esserci buoni effetti speciali (con la presenza più o meno credibile delle due gemelle nella stessa inquadratura), dopo pochi minuti va tutto in vacca. La scena della barca, quando Siobahn sparisce e Bridget impanica di brutto, perde qualunque drammaticità non appena lo spettatore vede la ridicola realizzazione del green screen: non c’è alcun dubbio che il motoscafo sia in uno studio, e che lo sfondo marittimo sia aggiunto in post-produzione. Cascano le braccia. E la stessa sensazione di posticcio si sente con violenza in molti esterni su terrazze newyorkesi e simili: dietro gli attori è tutto finto, e si vede. Sembra di essere in un film di Hitchcock degli anni Sessanta, solo che, udite udite, non sono più gli anni Sessanta.
Questa povertà di molti dettagli finisce con l’indebolire vistosamente un racconto che avrebbe diverse frecce al suo arco. Come se un impianto narrativo potenzialmente interessante ma fin troppo “carico” avesse imposto una pericolosa semplificazione di tecniche discorsive e di messa in scena.
Certo, il network di appartenenza, dedicato a un pubblico molto giovane, lascia pensare che alcune facilonerie siano quasi volute, in nome della comprensibilità. E può darsi che io, quasi trentenne ormai calvo, sia sempre più distante da questo modo di raccontare. Ma altri prodotti di CW come Vampire Diaries o lo stesso Gossip Girl (per lo meno all’inizio) hanno più volte mostrato una cura superiore dei dettagli, segno che rivolgersi ai teenager non significa per forza scadere nel semplicismo o rifuggere qualche gustosa finezza.
Probabilmente concederò un altro episodio a Ringer, perché è rimasta della curiosità, e perché ci sono ampi margini di miglioramento. Però molti difetti devono essere limati, a meno che la forza della storia di per sé non si riveli sufficiente a farmi distogliere lo sguardo dalle magagne, che al momento si vedono come la cacca di cane sulle ballerine bianche.
Ultima annotazione semiotica: che minchia di nome è Siobahn?
.
Previsioni sul futuro: molti misteri sul passato e sul presente delle due sorelle verranno svelati, e altri saranno introdotti, nell’attesa di veder spuntare anche l’indiano bastardo, che ancora non ha detto una parola ma cazzo, “ha ucciso il suo stesso fratello”, dev’essere proprio un villain da competizione… ehm…
Perché seguirlo: al termine del pilot rimane la curiosità di saperne di più.
Perché mollarlo: scrittura e messa in scena mostrano ampi difetti e pacchiane superficialità, probabilmente troppe per i palati più fini.