7 Settembre 2011 3 commenti

Le grandi Interviste di Serial Minds: Exxxxxxxxx Cxxxxxx di Diego Castelli

L’oscurit

Serialminders, oggi affrontiamo un tema scottante e delicato. Siamo emozionati e, non esito a dirlo, quasi intimoriti. Una nota e apprezzata attrice italiana, di cui non possiamo rivelare il nome per motivi di sicurezza, ci ha chiesto uno spazio in cui poter dire quello che di solito viene zittito, di poter rivelare ciò che oscuri poteri vogliono tenere nascosto. Questa famosa attrice, che solo per comodità chiameremo E.C., di recente ha avuto a che fare in maniera approfondita con la serialità statunitense, un mondo che di solito pensiamo gioioso e ricco di opportunità creative, tra grandi premi e ospitate al Comic-Con, ma che forse, in realtà, è solo una patina dorata sopra un pesante strato di marcio e putridume. Quando E.C. è venuta da noi, per un attimo abbiamo pensato di lasciar perdere, di non rovinare ciò che ai vostri occhi è quanto di meglio la mente umana abbia da offrire. Ma la verità non può essere nascosta, non possiamo permetterci di vivere nella menzogna. Non conosco tutte le conseguenze di questa intervista, ma so che la consapevolezza potrà solo renderci più forti.

Per le già citate ragioni di sicurezza, il volto di E.C. è stato oscurato e la sua voce distorta.

SM: Innanzitutto buongiorno, e grazie di essere qui. Sappiamo che non dev’essere stato facile.
EC: Buongiorno a voi, e grazie.

SM: Vuole innanzitutto raccontarci la sua storia?
EC: E’ iniziato tutto in Italia. Ero giovane, e volevo tentare la strada nel mondo dello spettacolo. Volevo studiare teatro classico, ma poi si è presentata un’opportunità per un ruolo di punta in un noto show televisivo, così ho accettato, con l’idea di racimolare un po’ di soldi per aiutare un piccolo villaggio in Tanzania in cui avevo fatto volontariato anni prima. Le cose mi sono andate bene, a parte qualche gossip di troppo su una mia storia con un famoso sportivo. Storia della quale non rinnego nulla peraltro, considero una grande vittoria essere riuscita a fargli dire un’intera frase di senso compiuto dopo soli due anni di relazione. Insomma, la mia carriera procedeva bene, finché ho avuto un’altra grande opportunità: quella di fare un provino per una famosa serie tv americana, che cercava una giovane attrice italiana per un ruolo cardine.

SM: Lei di certo sa che fin da subito questa sua partecipazione è stata letta come una favore fatto al suo allora fidanzato, senza il quale, si dice, non avrebbe ottenuto la parte (non possiamo rivelare il nome della serie, se non dire che il suo titolo inizia per “L”, e finisce per “everage” ndr).
EC: Lo so, ed è normale che si dicano queste cose. Per invidia, forse, non so. Ammetto che il mio fidanzato di allora mi fece conoscere i produttori della serie, ma poi ho dovuto sostenere una lunga serie di provini, insieme a personalità del calibro di Paris Hilton, Pamela Anderson, Kim Kardashian, Mara Venier e Orietta Berti.

SM: Ma non cercavano un’attrice italiana giovane?
EC: Sì, ma non credo che questo abbia influito più di tanto nella scelta.

SM: Quindi poi è stata presa…
EC: Esatto, ed ero davvero felice, perché da sempre considero le serie tv statunitensi come una delle più alte forme d’arte della contemporaneità.

SM: E poi cos’è successo?
EC: Sembrava tutto a posto. I produttori erano entusiasti di me, si parlava di un passaggio da ricorrente a regolare, e già si vociferava di uno spin-off interamente dedicato al mio personaggio. Poi però ho scoperto che Hollywood pretende decisamente troppo. Mi sono state chieste delle cose che andavano contro la mia etica, e che quindi ho rifiutato con decisione, creando una spirale di odio nei miei confronti. Che poi è il motivo che mi ha spinto a venire da voi.

SM: Perdoni la franchezza: le sono state chieste prestazioni di tipo sessuale?
EC: Ma va, quelle non sarebbero state un problema. La questione era questa: la serie trattava di un gruppo di ladri, e loro volevano che per prepararmi cominciassi a rubare nelle case dei dirigenti del network concorrente.

SM: Quindi le hanno chiesto di diventare un topo d’appartamento?
EC: Loro hanno parlato di “topa”, comunque sì. Dicevano che la rete non riusciva a sostenere il budget della serie, così bisognava integrare con entrate extra.

SM: Non ha pensato di denunciarli?
EC: Sul momento sì, ma poi non l’ho fatto. E me ne vergogno. Ma era chiaro che se avessi parlato le porte di Hollywood si sarebbero chiuse. Forse anche peggio.

SM: Temeva ritorsioni fisiche?
EC (resta in silenzio per qualche secondo): Onestamente? Sì. Andai dal mio fidanzato per raccontargli l’accaduto. Lui mi disse che ero una stupida, e che a Los Angeles funziona così. Mi disse che lui, per interpretare il ruolo di medico che l’aveva reso famoso, aveva dovuto operare a cuore aperto quattordici barboni, rapiti dalla produzione della serie prima dell’inizio delle riprese. Questa cosa mi lasciò senza fiato, mi sentii come Winnie the Pooh quando torna a casa sapendo di avere una scorta di miele, e poi scopre che qualcuno gliel’ha rubato, e Tigro lo prende in giro. Da allora i rapporti con il mio fidanzato si sono fatti freddi e distanti, e non molto tempo dopo abbiamo rotto. Mi ha lasciata fuori dalla sua vita, come se non ne avessi mai fatto parte. Credo tra l’altro che abbia fatto la spia con John Travolta, si vedevano spesso in sauna, non so a far cosa.

SM: Ma la sua avventura con le serie tv non è finita lì, giusto?
EC: No. Malgrado mi mancasse l’apporto del mio compagno, decisi che non mi sarei arresa. Pensai che forse il mio e il suo erano caso isolati.

SM: Ha fatto altro provini?
EC: Ho bussato alla porta di quasi tutti i network. E voglio dire subito una cosa: è uno schifo. Ovunque. Si parla male dell’Italia, ma la gente non sa cosa succede di là.

SM: So che è difficile, ma può farci qualche esempio.
EC: Sono andata da quelli di Fringe. Ho pensato che avrebbero gradito un’alternativa a quella vecchia scopa di Anna Torv. Ma lì era il delirio, la storia degli universi paralleli li ha fatti uscire di testa. Il tizio giovane (Joshua Jackson, ndr), che è pure carino e bravo, mi ha chiesto di fare una roba a tre con un certo Van Der Bic, Van Der Creek, un vecchio amico suo. Non faceva nemmeno parte della serie, ho detto no.

SM: Anche qui non ha rivelato nulla?
EC: A chi, scusa? Quando ho rifiutato di limonare con la mucca mi han mandato via, dicevano cose alle mie spalle usando questa strana lingua che non conoscevo. Parole strane, da massoni, tipo scrinplei, o ekscion.

SM: Non era inglese?
EC: Chi?

SM: Ecco, ma quindi non ha trovato nessuno disponibile a farla lavorare e basta?
EC: Macché. A Desperate Housewives volevano fare le riunioni di condominio, in The Killing bisognava indossare maglioni orrendi tutto il giorno, in House eravamo obbligati a questionare tutto quello che diceva questo povero zoppo, anche a telecamere spente, anche quando lui voleva semplicemente andare in bagno. Cioè capisci? Infierire così sui disabili, non potevo. È gente meschina, davvero uno schifo.

SM: Scusi, ma ci viene difficile credere che non ci sia una serie normale girata da persone normali che si comportano in modo normale. Non so, Vampire Diaries?
EC: Bevono davvero il sangue di scoiattolo.

SM: Criminal Minds?
EC: Per i cattivi usano psicopatici veri, che quando vengono catturati devono essere soppressi dai vari membri del cast, a turno.

SM: Glee?..
EC: Ti pare, non sono normali neanche in video… Quello biondo con la bocca larga è un animale, non ho intenzione di rivelare le cose che chiedeva…

SM: Nemmeno il raffinatissimo Mad Men?
EC: Devi saper battere a macchina, fumare come un turco e reggere benissimo l’alcol. Non è tè quello che si vede nei bicchieri.

SM: Scusi se faccio l’avvocato del diavolo. Ma non potrebbe essere che semplicemente non volevano assumerla, e hanno inventato queste assurde motivazioni per farla desistere senza indispettire il suo famoso e potente fidanzato?
EC: Non credere che io non l’abbia pensato. Non penso certo di essere la migliore del mondo. Ma ti faccio un esempio: un collega in gamba, uno che ha vinto il Golden Globe, mi ha detto che sono tra le attrici migliori con cui abbia mai lavorato, e alla fine ha aggiunto una parola che non ho ben capito, “basonga”, “bizinga”, non ricordo, ma che credo fosse un apprezzamento professionale nella sua lingua d’origine, è una persona particolare. Comunque direi di no: non era un problema di qualità, ma di caste, cricche, assurde regole. Quella di Hollywood è una setta dove puoi entrare solo vendendo la tua anima.

SM: Quindi lei sta consigliando di stare lontani da quel mondo?
EC: Vedere i telefilm va bene, ci mancherebbe. Ma alle ragazze che vedono quel mondo come un traguardo da raggiungere ad ogni costo dico: state attente, perché deve esserci un limite, la dignità è più importante di un telefilm o di una miniserie. L’Italia è piena di persone a cui potete darla via senza paura che vi facciano fare cose strane.

SM: Lei quindi ora tornerà in Italia? Abbiamo visto il suo ex fidanzato a Venezia, per il Festival, come sono i vostri rapporti?
EC: Per me lui e Miguel non esistono più.

SM: Miguel?
EC: Era il nostro giardiniere uruguaiano. Stava con noi un sacco di tempo, e con il mio compagno ancora di più. Diceva che giocavano a Risiko, e a me il Risiko fa vomitare.

SM: Abbiamo visto che è entrata nel cast di un reality americano danzereccio di cui non faremo il nome. È questa ora la sua strada?
EC: I reality sono più onesti, te lo chiedono prima se vuoi rinunciare alla dignità, e tu dici sì o no. Ma darò ancora una chance alla serialità, con Grey’s Anatomy.

SM: Non teme che le chiederanno di eseguire procedure mediche illegali?
EC: No no, lì basta saper scopare negli ascensori, sto a posto.



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