Friends With Benefits – Indovinate? Trentenni al bar col trombamico di Marco Villa
Quella roba l
Ok, è il momento di prendere una decisione importante. O spariamo addosso a tutti i telefilm mediocri sui trentenni finché non ne arriva uno ad alzare l’asticella in maniera pesante, oppure prendiamo atto che la situazione delle comedy classiche non è la più rosea e pigliamo quel che viene. Perché se nell’arco di un anno non esce nulla di interessante – in quello che ormai è un genere a sé, forse è il caso di alzare le mani e cercare quanto c’è di buono. Per questo motivo, continuerò a sparare addosso a tutti i telefilm mediocri sui trentenni. Perché resto convinto che in una proposta così ampia, ci si debba accontentare solo del meglio. Non c’è tempo per la medietà.
Quindi il mio consiglio è di non guardare Friends with Benefits a meno che non siate lì a raschiare il fondo dell’hard-disk, cosa francamente impossibile a meno che non abbiate avuto nulla da fare dal 2000 a oggi. Per carità niente di malvagio, eh. Siamo sempre lì: gruppetto di amici che cerca l’anima gemella. Unica novità: due di loro, nel frattempo, si sollazzano, da cui i benefits del titolo, per una parafrasi molto più elegante e meno giudicante del nostro trombamico.
Per dirla breve, Friend with Benefits è quella roba lì. Ovvero un telefilm che non punta a innovare nulla, ma che è stato progettato solo ed esclusivamente per colpire un target, nel dettaglio quello di How I Met Your Mother, cui si rifà in modo quasi impressionante per inquadrature come questa qui sopra, ma anche per la scelta di un’attrice che se non è il clone di Cobie Smulders/Robin Sherbatsky, poco ci manca.
Il Ted Mosby della situazione (tra parentesi, raramente un casting ha prodotto un attore dal visino così odioso) è uno dei friends del titolo e – va da sé – nell’arco della serie deciderà che i benefits non valgono la giuoia di un amore come nostro signore comanda. E potete scommettere che l’intera vicenda si svilupperà seguendo le sue crisi di coscienza.
Affascinante, vero? La sensazione, infatti, è che l’unica novità l’abbiano ritenuta talmente importante da affidarle il titolo della serie. E capirai che novità: da sempre nei telefilm il confine tra amicizia e relazione è labilissimo e ben più attraversabile degli universi di Fringe.
Insomma, una cosa che non merita una ventina di minuti del vostro tempo per una ventina di settimane. Oh, e comunque non è brutto eh. L’avete capito, vero? È tutto legato al discorso in apertura e alla necessità di essere esigenti. Be esigent. Facciamoci una maglietta.
Previsioni sul futuro: di friend in friend e di benefit in benefit, l’allegra brigata andrà a letto con metà città, sperando di risvegliarsi innamorata.
Perché seguirlo: perché è quella roba lì, ma proprio quella. Non c’è trucco e non c’è inganno. Quindi se quella roba lì è la vostra, prendetela.
Perché mollarlo: perché a ‘sto punto meglio cercarsi qualche serie islandese. Mica siamo bambini di due anni che traggono piacere dalla ripetizione infinita della stessa storia. In cui il cazzo di lupo muore sempre. Spoiler.
P.S. Non so se la foto in apertura è giusta o era qualcosa di vecchio e provvisorio. Ma va bene lo stesso, no?