State of Georgia – Il ritorno de I Robinson di Marco Villa
Una roba inguardabile
In un anno di Serial Minds abbiamo avuto modo di scoprire che il nostro pubblico è educato e gentile. E capisce l’ironia. Solo in un caso ciò non è avvenuto, un caso che viene ricordato negli annali di questo sito come L’avvento delle bimbominkia. Era l’estate scorsa e il fenomeno venne provocato da un post del sottoscritto su quella immonda cagata che era Hellcats. Leggete i commenti e capirete. Ecco, in quel caso ci andai giù pesante con quella serie inguardabile. Ebbene, dopo questo post, la recensione di Hellcats vi sembrerà quasi positiva.
State of Georgia è un telefilm inguardabile in onda dal 29 giugno su ABC Family. Protagonista è Raven-Symoné, ovvero la nipotina di Bill Cosby in quello che in Italia è noto come I Robinson. La serie racconta le vicende di Georgia, giovane che giunge a Nuova York dal profondo sud per tentare la carriera di attrice. Accanto a lei, una ragazza bionda e carina, ma anche insicura e potenzialmente nerdona.
Perché è inguardabile? Perché è un telefilm pensato, ideato, concepito, scritto, recitato, girato, fotografato e montato come se fossimo negli anni ’80. In sostanza, come se fosse I Robinson. Basta guardare la fotografia e gli sfondi, ma anche la gestione degli spazi e degli interpreti: è teatro ripreso, gente. Pochi cazzi. Ora, non si chiede a tutte le nuove comedy di rompere lo spazio come ha fatto Episodes, però, Dio santo, almeno uno sforzo… almeno arrivare ai livelli anni ’90 di Friends. Invece no, niente.
Dai, date un’occhiata:
Capita la tragedia? Il peggio, però, deve ancora venire. Perché una cosa può anche essere vecchia, vecchissima, ma avere una verve che non ti dico. E invece State of Georgia è anche irritante a livelli incredibili. Su tutto, è insopportabile la protagonista: un essere urlante e petulante costantemente sopra le righe, che prende il personaggio, lo fagocita e lo rigurgita levandogli ogni caratterizzazione. Georgia assomiglia a quelle persone che credono di essere investite divinamente di una simpatia contagiosa ed esuberante, ma che in realtà provocano nel prossimo solo fastidio e un filo di compatimento.
Al di là delle reazioni epidermiche, questo totale fallimento di scrittura è certificato da un altro fatto incontrovertibile: l’amica è scritta molto meglio (e risulta molto più credibile) della protagonista. Siamo all’epic fail: se l’aiutante è migliore dell’eroe, tutta la narrazione va a puttane. E infatti. La povera biondina (nome? Jo, perché sono tutte Piccole donne, maddai) si ritrova schiacciata tra i prosperosi seni di Georgia e gli ancor più prosperosi della zia della protagonista. Trattasi di una Loretta Devine a cui hanno detto: “Vai, sii una vecchia ninfomane e alcolizzata”. Di nuovo, quindi, profondità a strafottere. E vabbè, mettiamo pure tutto insieme, ma non sarà così tragico alla fine, no? Cioè, addirittura Hellcats? Sì, addirittura Hellcats. Se le ginnaste adolescenti avevano dalla loro un’imbecillità e una superficialità da leggenda, ma cercavano di essere inseriti nel terzo millennio, Georgia & Co. sembrano dei diorami da museo. La colpa ovviamente va al network e agli autori: far partire una serie di questo tipo nel 2011 è imbarazzante. Punto. Ah, su Wikipedia dicono che la serie ha inaspettatamente visto dimezzarsi gli ascolti rispetto ai programmi precedenti di Raven-Symoné. E certo, nessuno poteva aspettarsi che una pietà simile non venisse guardata da nessuno.
Previsioni sul futuro: scariche di simpatie che neanche in un temporale di fulmini.
Perché seguirlo: seriamente, perché seguirlo?
Perché mollarlo: seriamente, perché seguirlo?