The Nine Lives of Chloe King di Andrea Palla
La gattina ha tirato fuori gli artigli…
Uno delle più grandi e insolute domande che mi ha accompagnato durante la mia tormentata fase di crescita – oltre a chi avrebbe scelto Joey tra Dawson e Pacey – è sempre stata: ma è vero che i gatti hanno nove vite come recita il famoso detto? Ho pensato spesso di trovare autonomamente una risposta a questo affascinante quesito zoologico accoppando qualche gatto randagio del quartiere – se necessario anche più e più volte tenendo un accurato conto dei decessi, ma siccome Serial Minds è un sito che ama gli animali e nessuna bestiola è stata maltrattata per realizzare questo post, giro a voi lettori la domanda nella speranza che là fuori ci sia qualche veterinario pratico dell’argomento e che magari abbia visto con i propri occhi un gatto schiattare e poi resuscitare.
Questa sadica introduzione da serial killer latente solo per avvicinarvi alla trama della nuova serie estiva del canale ABC Family, ovvero The nine lives of Chloe King. No, la protagonista non è una dolce gattina che fa teneramente le fusa al proprio padrone in cambio di una ciotola di latte e biscotti, ma piuttosto una bella ragazza di origine ucraina – Chloe King, appunto – che nel giorno del suo sedicesimo compleanno scopre di avere poteri simili a quelli di Catwoman. Fin qui tutto bene, se non fosse che dietro a questa improvviso e sorprendente cambiamento c’è tutto un mondo nascosto alla inebetita fanciulla, fatto di discendenze antiche di origine egizia e di cospirazioni segrete ordite da un misterioso “ordine” il cui scopo è sterminare e portare all’estinzione la razza di semidei a cui Chloe sembra appartenere.
Non serve che vi dica che il pilot è farcito degli elementi classici di questo tipo di storie, sulla scia della fantomatica equazione “grandi poteri uguale grandi responsabilità”. Come nel più abusato degli schemi, Chloe incontrerà tanto i suoi nemici quanto i suoi alleati, e presumibilmente insieme a loro nei prossimi episodi imparerà a prendere coscienza delle proprie capacità, ma anche dei propri limiti. In questo senso la serie non introduce nulla di particolarmente esaltante, ad eccezione di un elemento, da cui il titolo della stessa: le nove vite di Chloe. La nostra ragazza-gatto, infatti, sarà dotata di questa incredibile peculiarità, riuscendo dunque a resuscitare per otto volte consecutive, come in un videogioco crackato a cui si è tolto il limite di rinascita. La cosa non è affatto banale, perché potrà generare costantemente nuovi colpi di scena e potrà alimentare una sottotrama orizzontale in cui gli spettatori dovranno aspettarsi da un momento all’altro la possibilità che la propria eroina muoia, in un conto alla rovescia che presumibilmente ci proietterà verso un finale non ancora progettato. È l’arma in più di Chloe e tendenzialmente dell’intera serie, l’elemento che la rende da un lato invulnerabile ma dall’altro perfettamente fallibile, non avendo capacità di resistere all’infinito agli attacchi dei nemici, e dovendo dunque commisurare le proprie difese in modo da contenere i danni dei singoli attacchi.
Ma la serie non si esaurisce in questo suo lato fantascientifico, il che è tanto un bene quanto un male. Chloe King è soprattutto un telefilm per adolescenti, con tutti i limiti che questa cosa comporta: linguaggio semplice, recitazione abbastanza rivedibile, situazioni spesso prevedibili o al limite del ridicolo. E se l’ironia in molti punti del pilot risulta comunque divertente, in altri è talmente becera da far sembrare gli spettatori un ammasso di decerebrati dodicenni. La speranza è che il target dei produttori non si esaurisca qui, perché è vero che la serie fa sorridere e si vede con facilità e tranquillità, ma al tempo stesso non contiene elementi così forti da renderla un nuovo cult per preadolescenti. La sensazione generale è di assistere ad un grazioso pasticcio che possiede l’ironia dei cartoni animati giapponesi alla Sailor Moon, ma senza il giusto appeal graffiante che ci si aspetterebbe da una gattina arrabbiata. Si spera dunque in una costante alzata di tono man mano che la serie proseguirà, mantenendo fede all’aspetto giovanilistico del libro omonimo da cui è tratta (scritto da Celia Thomson), ma con l’introduzione di maggiori elementi drammatici che la indirizzino verso un target più adulto. Miao.
Previsioni sul futuro: Chloe morirà un po’ di volte.
Perché seguirlo: perché è divertente e leggera, pur con elementi di fantascienza.
Perché mollarlo: perché se da un lato potrebbe essere un cult per i giovani, dall’altro i produttori sembrano essersi impegnati per renderlo un prodotto abbastanza mediocre.