Game of Thrones – Epica, politica, sesso e sangue secondo HBO di Diego Castelli
Winter is coming
Cari i miei serialminder, oggi è giorno di anteprima vera.
Come vi accenavo giorni fa, al MipTV di Cannes ho avuto la possibilità di vedere per intero il primo episodio (più parte del secondo) di Game of Thrones, attesissima serie fantasy di HBO in partenza il 17 aprile. Una preview di neanche quindici minuti è già stata diffusa, ma ha solo fatto venire l’acquolina in bocca ai molti fan della saga ideata da George R. R. Martin.
Faccio due premesse. Prima di tutto confesso di non aver letto i libri da cui la serie è tratta. Meglio dirlo subito ed evitare di sparare minchiate. In secondo luogo, vi prego di tenere presente che le condizioni di visione potrebbero aver alterato il mio giudizio: l’addetta di HBO ha avuto la bella idea di guidarci in una stanzetta isolata dove visionare il pilota in santa pace, con tanto di enormi cuffie pro-concentrazione, ma ha fatto l’errore di indicarci un ricco buffet gratuito. Il risultato è che ho visto la puntata grufolando allegramente sopra un robusto piatto di pasta e panini, e posso essermi perso qualche dettaglio. True story.
Veniamo a noi. Il Game of Thrones di HBO è un progetto ormai datato, visto che se ne parla dal 2007. George Martin è stato coinvolto attivamente nella scrittura – che prende le mosse dal primo tomo delle sue Cronache del ghiaccio e del fuoco – e dopo tanto lavoro ha confermato che la versione televisiva si è rivelata molto fedele all’originale. E già è buona cosa.
Game of Thrones, come il nome in parte suggerisce, racconta la lotta tra alcune famiglie nobili per il controllo della mitica terra di Westeros. Partendo dalla misteriosa morte del Primo Cavaliere di Re Robert Baratheorn – che affida la carica vacante al vecchio amico Eddard Stark (interpretato da Sean Bean) – si innesca un complesso meccanismo fatto di intrighi, alleanze e tradimenti, amori e omicidi, che porteranno alla guerra aperta per la conquista del trono. Il tutto sotto l’ombra oscura proveniente da nord: oltre la maestosa Barriera di ghiaccio, un antico mondo di malvagità e creature mostruose sta minacciando le terre del uomini. Una prospettiva abbastanza spaventosa, che si merita le prime, terrificanti scene del pilot.
Questo, in una sintesi estrema, è lo scenario della vicenda, e non starò a raccontarvi la trama nel dettaglio, che sennò wikipedia che l’hanno fatta a fare? Il fantasy di Game of Thrones ripropone molte caratteristiche classiche del genere, ma ha una sua anima specifica. In questo senso, ritroviamo l’epica dei cavalieri e dei re, i duelli di spada, e una inquietante minaccia soprannaturale. Allo stesso tempo, però, c’è un forte interesse alla componente politica del “gioco dei troni”, in cui le trame cospiratorie sembrano prendere spesso e volentieri il sopravvento sugli avvenimenti più dichiaramente fantastici. L’elemento magico, ad esempio, non è trattato in modo troppo esplicito: ci sono le creature del nord, ci sono le antiche uova di drago, ma non ci sono maghetti con gli occhialetti e le bacchette, o elfi dalle orecchie puntute che scambiano battute di spirito con burberi nani.
Il fatto che si tratti di una serie HBO dovrebbe darvi più di un indizio sulle caratteristiche della messa in scena. E’ chiaro fin da subito che ci troviamo di fronte a un prodotto crudo, violento, esplicito. Corpi smembrati, poppe al vento, linguaggio che lascia poco all’immaginazione, sangue a fiumi. Per HBO è un marchio di fabbrica, che va oltre il semplice “facciamo vedere due donne nude che così la gente accorre”. E’ invece una strategia ben più nobile, che punta alla rappresentazione di mondi quanto più reali possibile, dove con “reale” non si intende “verosimile”, bensì “privo di filtri”. Guardando un telefilm HBO non si ha mai la sensazione che qualcosa sia stato omesso o nascosto, per pudore o buona educazione. Abbiamo sempre la chiara percezione di poter vedere e conoscere tutto, incontrando un bisogno visivo e conoscitivo forse un po’ morboso, ma comunque stimolante e quasi mai soddisfatto delle tv generaliste.
Ovviamente quelli della rete vanno a cercare, in termini di spunti narrativi, ciò che può aiutarli a rendere più forte questa sensazione di cruda immediatezza. Così hanno scelto di girare True Blood invece di, che ne so, Vampire Diaries, e così hanno deciso di mettere in scena Game of Thrones invece de Il Signore degli Anelli, dove si ammazzano quasi solo orchi e dove le interazioni maschi-femmine sono all’insegna della più elfica castità.
Il buono, per quanto mi riguarda, è che posso vedere una massa di cavalieri cazzuti impegnati a progettare sanguisoni massacri, senza per questo rinunciare a un approfondimento psicologico e narrativo importante, a dialoghi sottili e calibrati, a scelte visive ardite e senza scrupoli, a una ricostruzione scenografica e costumistica di prima qualità. Il tutto supportato da un buon casting, che non punta su nomi di altissimo grido – Sean Bean è uno dei pochi davvero famosi, anche se io ritrovo piacevolmente il simpatico e talentuoso Peter Dinklage – ma trova la faccia giusta per ogni carattere.
Va detto, però, che questi due primi episodi mostrano anche un potenziale rovescio della medaglia. Da una parte, la scelta di un romanzo così attento alle dinamiche politiche genera fin da subito un’alta complessità. A differenza di un True Blood, che partiva in modo abbastanza semplice, con quattro-cinque personaggi chiave e un fulcro specifico (il ritorno a casa del vampiro e la sua storia d’amore con la cameriera sensitiva), Game of Thrones introduce fin dall’inizio una gran mole di personaggi, che vanno rapidamente conosciuti e assimilati nelle loro molte relazioni. Per quanto la scrittura possa essere buona – e lo è – allo spettatore è richiesta da subito un’attenzione elevata, per non perdere dettagli che saranno fondamentali in seguito.
Il secondo problema riguarda il già citato approccio realistico, che talvolta rischia di sfociare nel mai troppo temuto comico involontario. Esempio banale: il sesso di Game of Thrones, che è un sesso esplicito, primitivo, persino incestuoso, finisce con l’essere sempre un sesso da dietro. Sì, avete letto bene: in una serie che parla tanto di cavalli e lupi, lo fanno sempre a pecora. Che va bene, per carità, ma dopo un po’ la cosa sembra un po’ forzata, e quando infine vedi il guerriero forzuto e dalle poche parole che si ingroppa la povera biondina a lui promessa in sposa, in parte provi la giusta pena per lei (a livello di dimensioni reciproche c’è un rapporto tipo san bernardo-chihuahua), e in parte ti scappa leggermente da ridere.
Mi verrebbe anche da citare il personaggio di Sean Bean, Eddard Stark detto “Ned”. Ned? Come quello delle torte? Non mi pare molto epico… ma la cosa c’era già nei libri, quindi non questionerò oltre. Non siamo Serial Books.
Previsioni sul futuro: i membri delle varie famiglie lotteranno più o meno segretamente per il trono, dando troppo poco peso alla minaccia proveniente da nord.
Perché seguirlo: è scritto bene e girato meglio, e non c’è altro di simile al momento in giro. Le potenzialità per una saga lunga, intensa e appagante ci sono tutte, e HBO è quasi sempre una garanzia.
Perché mollarlo: se i prossimi episodi non sapranno mantenere il giusto equilibrio tra complessità dell’intreccio e intrattenimento puro (le battaglie, i colpi di scena, gli effetti speciali), calcando troppo la mano sulla prima componente, qualcuno finirà con l’annoiarsi.
.
.
.
.