Episodes – Fine della prima stagione di Marco Villa
Un po’ di motivi per tifare per il rinnovo
Ma allora è possibile, non è una richiesta fuori dal mondo e dal mercato. Nel 2011 si può parlare di una sitcom che riesce a essere diversa per tono, impostazione, struttura. Intendiamoci: Episodes è tutto fuorché un capolavoro. È una serie divertente, ben scritta e con ottimi momenti, come detto dal mio socio dopo il pilot, ma non ha la spinta che può mandarla nell’olimpo dei telefilm americani.
Ha però il grande merito di rappresentare (si spera) un importante punto di passaggio nel genere comedy. Per l’esattezza, potrebbe essere il titolo che manda definitivamente in soffitta la sitcom così come siamo abituati a conoscerla. Di base, l’impianto è dei più classici possibili: terzetto di protagonisti, sostenuti da altrettanti personaggi secondari e da una manciata di figure minori. Anche l’ambientazione su un set televisivo non è cosa rivoluzionaria.
Cosa c’è di nuovo, allora? Si può iniziare parlando degli spazi. Nelle sitcom tradizionali, da Friends a The Big Bang Theory, fino a titoli più recenti come Mike & Molly o Shit! My Dad Says, i set sono ristretti, piccoli. La sensazione è quella di spazi cuciti su misura, per permettere il movimento degli attori e nulla più, una scelta necessaria, dal momento che si tratta di telefilm registrati con il pubblico e quindi con l’obbligo di affacciare sempre su una platea. Episodes dà un taglio netto a tutto ciò, utilizzando ambienti molto ampi. Siamo sempre in interni, ma lo spazio non è chiuso da un muro venti centimetri oltre le spalle degli interpreti. Dalla casa di Beverly e Sean, a quella dello stesso Matt LeBlanc, passando per le sale riunioni, i set di Episodes iniziano ad avere una profondità di campo. Il risultato è uno stile visivo diverso, aiutato anche dalla fotografia, che abbandona i toni caldi classici del genere, per puntare su immagini più fredde e a tratti desaturate (si vedano le scene in casa di Matt, in cui si è sommersi dal bianco degli arredi e delle pareti). Infine, le location sono funzionali a uno dei temi di base della serie: si pensi alla casa dei due autori, ricavata dal set di un reality non ancora dismesso. Come a dire che il confine tra realtà, finzione e metatestualità è molto labile. Ma ne parleremo tra poche righe.
Un secondo aspetto è la rinuncia alle risate di fondo. Di nuovo, non una rivoluzione, ma un grande azzardo in un contesto di questo tipo, all’apparenza terreno perfetto per la mefitica laugh track. Una scelta che permette un sensibile dilatarsi dei tempi – normalmente compressi dalle continue esplosioni di risa – e conferisce all’insieme un taglio più surreale.
L’aspetto più importante è però l’utilizzo di Matt LeBlanc nella parte di se stesso. Da Friends, passando per lo sfortunato spin-off Joey, Le Blanc è uno degli attori che ha maggiormente legato il proprio nome alla sitcom classica. Scritturarlo per una serie che ha come obiettivo lo sberleffo di quello stesso genere è una decisione che non può che essere programmatica. Di fatto, il personaggio è una caricatura dell’attore monolitico, incapace di cambiare personaggio e intrappolato in un circolo vizioso, che lo porta ad adattare inconsciamente ogni ruolo a quello stesso personaggio. Vittime di questo meccanismo sono Beverly e Sean, i due autori alieni (in quanto inglesi sono fuori dalle logiche di produzione della Hollywood televisiva), che cercano invano di far mantenere al proprio show delle caratteristiche di diversità rispetto al mercato in cui stanno entrando. Un tentativo infruttuoso, del cui fallimento viene incolpato Matt, incapace di sottrarsi al terrore di uscire da un personaggio che ha funzionato e fatto storia, ma che ormai rischia di appestare l’aria come una cattiva acqua di colonia. Questa critica è in fondo quella che Episodes vuole muovere al mondo televisivo americano, in particolare alle reti generaliste. Per farlo, ha utilizzato uno dei corpi più popolari e rappresentativi di un certo modo di fare televisione e ha rincarato la dose dando la nazionalità inglese ai due autori illuminati e vogliosi di novità, come a dire che l’intero meccanismo americano è ormai sclerotizzato. L’infilata di remake delle scorse settimane è lì a confermarlo.
Per questi motivi, Episodes è un titolo importante. Al momento non si sa nulla del suo futuro. Ovviamente l’auspicio è quello di un ritorno, perché sarà pure una serie imperfetta e in fondo incompiuta, ma rappresenta un’analisi dello stato delle cose seriali e un possibile snodo per il futuro di un intero genere.
UPDATE: è arrivato l’annuncio ufficiale. Ci sarà una seconda stagione per Episodes.
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