Drop Dead Diva di Vale'n'Tina
Tutti gli imprevisti della reincarnazione
Ieri mi ritrovo nelle inbox la mail di un caro collega di blog (del quale -per salvarlo da figure di merda- ometto il nome) che suona più o meno così:
Ciao bellezza!
Sarebbe interessante fare un articolo su Drop Dead Diva, conosci?
È una serie arrivata alla seconda stagione, da poco partita in chiaro su Cielo (ogni martedì alle 22).
Parla di una figona un po’ oca, aspirante top-model, che muore in un incidente stradale e si reincarna in una avvocatessa, intelligente ma cozza e sovrappeso.
Vorrei che scrivessi un articolo dalla tua prospettiva!
Anche se detta così sembri uno strano extraterrestre, piuttosto che una donna…
Mentre tentavo di riportare le mie sopracciglia in sede causa l’innaturale inarcatura suscitata dal suddetto prodotto delle elocubrazioni di Diego (oooops… beh, basta non dire il cognome: Castelli), ecco, intenta in questa attività di riconfigurazione facciale, nella mia mente sono balenati, nell’ordine, i seguenti pensieri:
-maschilista.
-maschilista retrogrado.
-maschilista retrogrado e per colpa tua mi devo sorbire la classica serie da femminucce dalla quale trarrò il seguente (originalissimo e profondo) insegnamento: quello che conta è la bellezza interiore. Grazie.
Come si diceva in un film di Woody Allen “no, ti prego, continua… mi fa sempre piacere essere ridotta a uno stereotipo culturale”.
Così, io che ultimamente mi nutro a pane e Dexter, ho appicciato di malavoglia e con vigorosa diffidenza la tv; lasciatemi i miei cadaveri tagliuzzati… lasciatemi le ferite sanguinanti del mio amato serial killer!
E invece, sapete che c’è? Drop Dead Diva, non è affatto male.
M’immaginavo un intruglio stomachevole di femminismo un tanto al chilo, riflessioni superficiali e predicozzi morali da telefilm americano alla Settimo Cielo; invece mi sono ritrovata a ridacchiare divertita davanti alle avventure della diafana Deb infagottata post mortem nella corpulenta Jane.
Sia chiaro, non sto certo dicendo che siamo di fronte alla serie del secolo, non è 30 Rock (niente è come 30 Rock… – sospiro trasognato). Però si ride, a tratti di vero gusto anche. Gli attori, poi, encomio!
Brooke Elliot (alias Jane, la protagonista) è una trasformista coi fiocchi. Di fatto si trova a dover gestire due personaggi: “fuori” è una donna in carriera con un QI sopra la norma umana, “dentro” è una biondina scemetta che ha inventato la “camminata con rimbalzo finale per mettere in risalto il fondoschiena” (parole sue, giuro).
Poi insomma, non è neanche così vero che la menino con la vicenda della bellezza interiore; diciamo che, da quello che ho capito io, il sottotesto recita più o meno come segue: in ogni donna c’è del bello.
E su questo, cari miei, concordo.
Magari sei un po’ bruttarella, ma possiedi un’intelligenza e una generosità che conquistano. Oppure ti è capitato in sorte il fisico da Gisele Bundchen e quindi -per giustizia karmica- sei un po’ scema, ma decisamente simpatica.
Tirando le fila dunque, un’occhiata vi consiglio proprio di dargliela.
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