Misfits – Supereroi adolescenti e sfigati di Marco Villa
La rivincita dei disadattati
L’11 novembre è iniziata su E4 la seconda stagione di Misfits.
Ne abbiamo già accennato qui, ma la serie merita un approfondimento, anche solo per il BAFTA vinto come miglior serie drama grazie alla prima stagione (e no, BAFTA e afta sono due cose ben diverse, qui si parla di uno dei premi principali in campo televisivo nel Regno Unito.)
Misfits parla di un gruppo di ragazzacci londinesi che, a causa di problemi con droghe e risse, sono costretti a fare dei lavori socialmente utili. Fin qui siamo dalle parti di Skins, anche se il contesto è decisamente sottoproletario e il dramma teen è surclassato da una vena ironica e al limite del demenziale.
Le cose cambiano quando un fulmine colpisce i cinque pargoli che pagano le proprie colpe, donando loro dei superpoteri. Niente di particolarmente eclatante: nessuno vola, nessuno ha forza sovrumana. Piuttosto, ognuno di essi vede trasformare in abilità quello che fino ad allora è stato il suo handicap sociale o il suo maggior rimorso. La più bella della classe scatena istinti sessuali irrefrenabili sfiorando le persone; la bulla delle periferie, che si difende dai giudizi degli altri con l’aggressività, legge nel pensiero; lo sfigato cronico, ignorato dal mondo, scopre come diventare invisibile. Non sto a dirveli tutti, anche perché altrimenti si perderebbe il gusto.
Ecco quindi che la linea narrativa da teen comedy alternativa si unisce alla fantascienza, il tutto con stile e modi 100% britannici. Il risultato è qualcosa davvero di particolare, unico nel suo genere. La prima stagione è divertente, scorre via veloce sul filo della continua autoironia e delle battute idiote dei protagonisti. Sono sei puntata da 40 minuti: in due serate le vedete e ne sarete soddisfatti, garantito.
A quel punto potrete attaccare la seconda stagione.
Il primo episodio inizia esattamente dove si concludeva il precedente. E gioca un netto rilancio: pur mantenendo gli stessi elementi della prima annata, punta più in alto, spingendo con forza su ognuna delle componenti di base. L’idiozia si fa più marcata (soprattutto grazie al tizio nella foto qui accanto), la fantascienza pure. Il risultato è puro grottesco e risulta godibilissimo, nonostante l’episodio rischi a più riprese di fare salti dello squalo quadrupli e carpiati. Alla fine, però, tutto mantiene un equilibrio basato proprio sul voler mandare all’aria ogni possibile equilibrio.
Insomma l’esordio della seconda stagione dà l’impressione di essere qualcosa di programmatico, come a dire: “o ci stai fino in fondo, oppure tanto vale che lasci stare”.
Da queste parti, l’intenzione è di stare al gioco, anche perché a questi personaggi – sfigati e disadattati – si perdona tutto. Almeno per ora.