Shit My Dad Says! di La Redazione di Serial Minds
Tornano i duelli di Serial Minds
Un quasi trentenne va a vivere con un padre over 70 senza peli sulla lingua. Vista la quantità di battute e di frasi ciniche del genitore, il giovine apre un account su twitter chiamato shitmydadsays per diffonderne il verbo.
Successo clamoroso, oltre un milione e mezzo di followers. Allettata da questo bacino di pubblico e dal fatto che fa sempre figo dire “è un progetto nato dal web”, la CBS decide di creare una serie in cui un quasi trentenne si trova costretto a vivere con un padre over 70 senza peli sulla lingua.
La prima puntata è andata in onda il 23 settembre e ha avuto un buon risultato di pubblico.
La redazione di Serial Minds, in compenso, si è spaccata.
Perché guardarlo: la premiata ditta Kohan-Mutchnick dopo il successo di Will & Grace torna a deliziarci con una sitcom dalle battute taglienti e peperine, affidandosi questa volta al personaggio centrale interpretato da William Shatner in versione settantenne burbero e pacioccone. L’idea di prendere delle frasi da un account Twitter di successo e trasformarle in tragicommedia familiare dall’impostazione classica testimonia come il mondo di Internet sia di per se stesso fucina di talenti, materiale da cui prendere spunto per definire le ansie e le convenzioni degli uomini che abitano il ventunesimo secolo, consentendo di entrare nelle case dei singoli e sceneggiare la vita scritta a partire dalla vera vita. Lo scopo di Shit my dad says! non è quello di raccontare situazioni, ma di perdersi totalmente in uno scambio fitto di battute a raffica, perfide e crudeli, dove nemmeno la sacralità della famiglia viene risparmiata. È in fondo uno show tradizionale, quasi uno sketch lungo e costante, in cui si sorride della semplice crudeltà che scaturisce dall’osservazione di come gli affetti possano essere, spesso e volentieri, il modo migliore per dipingere la dura e soffocante quotidianità. Il giovane protagonista deve sopravvivere al proprio padre provando a sua volta ad assomigliargli, in un’escalation graduale dove vincerà solo il più cinico. Noi spettatori rimaniamo seduti a ridere, notando spesso e volentieri l’intelligenza acuta che si cela dietro l’esperienza del fallimento. (AP)
Perché mollarlo: a parte che nei duelli faccio sempre la parte di quello “contro”, ma vabbè. Il problema di fondo di Shit My Dad Says! è che siamo nel 2010. Vanno in onda sitcom come How I Met Your Mother o The Big Bang Theory e serie come Community, ma guardando il primo episodio di questo nuovo titolo CBS si ha la sensazione che i competitor siano Seinfeld e La Tata. Niente di male, per carità, ma da quei titoli sono passati anni e il genere è cambiato. Al di là delle tematiche e degli spunti, un dato è ineluttabile: la sitcom è diventata veloce, rapida, incalzante. Tante battute, pronunciate a mitraglietta: un punto di contatto impossibile (ma realizzato) tra sintesi e logorrea. Ovvero, parlo tantissimo, ma ogni concetto che esprimo è ficcante, conciso. Pur essendo nato da una raccolta di tweet, Shit My Dad Says! non ha nulla di tutto questo: i tempi comici e narrativi sono dilatati e le battute ciniche del padre (divertenti, non c’è dubbio), galleggiano in una sensazione generale di pausa, di mancanza di nerbo. C’è un solo momento ritmato nel primo episodio, quando padre e figlio battibeccano su un equivoco, scambiandosi le battute. Un momento carino, sottolineato da risate fragorose e applausi scroscianti. Ecco, quel momento di massima rapidità coincide con il ritmo medio di una delle serie citate sopra. Certo, non è Casa Vianello, però l’impressione è di essere davanti a una replica di un programma visto una decina di anni fa, forse anche qualcosa di più. (MV)