Covert Affairs: la spia gnocca funziona sempre! di Diego Castelli
Oggi parliamo di spie, di CIA, di cose segretissime. L’occasione ce la offre Covert Affairs, nuova serie di USA Network creata da Matt Corman (qui dovrei mettere i suoi lavori precedenti ma, ehm, in pratica questo è il primo).
Protagonista, udite udite, è la bella Piper Perabo, che molti di voi birbantelli ricordano sul pruriginoso bancone del Coyote Ugly. Piper interpreta Annie, giovane e brillante agente della CIA che viene buttata nel pieno dell’azione quando ancora non ha completato il suo addestramento. Motivo? Sfruttare le sue molte doti, specie quelle linguistiche (niente doppi sensi!). In realtà c’è dietro qualcosa di più, che ha a che fare con l’ex fidanzato di Annie, fuggito misteriosamente (e con comprensibile disappunto di lei) mentre cazzeggiavano in Sri Lanka.
Ad aiutarla nell’inserimento e a farle da primo mentore c’è, tra gli altri, il saggio e simpatico Auggie Anderson (Christopher Gorham), un agente che ha perso la vista in missione e che adesso è responsabile dei servizi tecnologici. Voi direte “Come responsabile dei servizi tecnologici? Ma non è cieco?????”. Ebbene sì, ha una speciale tastiera braille, usa delle cuffie iper-tecno-sa-il-cazzo-cosa e via così. Quale sia il motivo di inventarsi tutta sta menata per far lavorare un cieco rimane un mistero. Cioè, viva le pari opportunità, ma voi andreste in missione mortale se a guidarvi dai monitor ci fosse un tizio che i monitor non li vede?
Vabbe’, a parte questo dettaglio vagamente ridicolo la serie si fa apprezzare per un ritmo bello sostenuto, scene d’azione ben realizzate, dialoghi frizzanti e una trama dignitosa. Anche la storia orizzontale, con il mistero legato all’ex fidanzato, sembra funzionare piuttosto bene.
Il pilot è lungo, più di un’ora, e non se ne comprende il motivo, visto che finisce col risultare un po’ frammentato: oltre alle missioni della CIA, infatti, viene inserita anche la vita familiare di Annie, che ha una sorella (Anne Dudek) con dei figli, deve andare alle cene di gruppo senza dire di essere una spia, e via dicendo.
In definitiva, una serie con buone potenzialità, cui vale la pena concedere un po’ di tempo, ma che deve accora settarsi al meglio per farci capire quanto vale.
Previsioni sul futuro: Annie si farà valere in molte missioni, ma sempre con un occhio al boyfriend desaparecido. Quando finalmente lo ritroverà, gli sceneggiatori tireranno in ballo qualche altro mega-segreto per mandare avanti la storia.
Perché guardarlo: è fresco, ritmato e divertente. E la Perabo è brava, oltre che stragnocca.
Perché mollarlo: Non è chiaro dove andrà a parare. Più in generale, a qualcuno questo approccio misto (spy-action+comedy+drama romantico) potrebbe apparire né carne né pesce.
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5 commenti a Covert Affairs: la spia gnocca funziona sempre!
Lo so che l’articolo è di molto tempo fa, ma volevo dire che il piu grande pregio del pilot, non ho visto il resto, e la presenza di Anne Dudek, che è bellissima come sempre.
Quindi avete fatto una recensione positiva a covert affairs che e’ una scopiazzata di Alias ed ad Alias avete una recensione negativa !! complimenti ! siete proprio dei geni della critica cinematografica !! spero che questo sito venga bannato … perché e’ del tutto inutile !!
Ehm… non c’è alcuna recensione negativa di Alias su questo sito. Ce n’è solo una, ed è positiva. Non per giustificarci con te eh, non ce ne frega assolutamente nulla, ma è giusto per non far arrivare informazioni false a chi passa qui per caso…
Sorry avevo interpretato male i toni della recensione di alias …sembrava piu’ una critica in alcune parti piu’ che una recensione positiva !! ;-)
E’ divertente tornare su questo post dopo quattro anni, per vedere cos’era stato azzeccato e cosa no… devo dire che le previsioni sono quasi tutte esatte! Per la cronaca, anche io sono uno di quelli che ha iniziato a seguire ‘Covert Affairs’ unicamente per quella strapheega assurda di Piper Perabo, una delle prime ad aver turbato i miei pensieri di imberbe tredicenne… :-)
Nelle prime due stagioni, la serie si fa comunque seguire molto bene nonostante il complicato (e per certi versi mal assortito) intreccio “spy+action+comedy+drama+romantic”, sempre in precario equilibrio. A delle sequenze d’azione molto ben realizzate (tra i produttori c’è Doug Liman di ‘The Bourne Identity’) e una trama spy abbastanza ben delineata, fanno da contraltare le vicende private dei protagonisti, a volte fin troppo “invadenti” nell’intreccio generale. Motivi, questi, per cui lo show non mi aveva preso appieno (sorvolo su altre “cadute di stile ” come l’episodio in cui Annie è in missione con un giornalista italiano, sulla carta una sorta di Roberto Saviano ma tratteggiato poi coi peggiori stereotipi del siciliano anni ’50… ci facciamo sempre riconoscere!). La previsione sul fidanzato si è rivelata stra-esatta: appena ritrovato, all’inizio della seconda stagione, è durato un paio di episodi per poi subito cadere nell’oblìo XD
Dalla terza stagione c’è tuttavia un primo, deciso, cambio di passo che ha incominciato a farmi ricredere sullo show, quando scompaiono dalla trama la sorella di Annie e le sue vicende private, il tutto a vantaggio dell’aspetto lavorativo della protagonista. Cosa ancor più evidente con la quarta stagione, che a tutti gli effetti trasforma ‘Covert Affairs’ in una serie di spionaggio, molto più vicina al carattere di ‘Alias’. Un cambiamento che, a mio parere, ha fatto fare un notevole salto di qualità alla serie, complice anche l’ampio budget per le location, soprattutto europee (completamente assenti i tristi ‘sfondi blu’ che invece vediamo in produzioni ben più in vista), e un cast dove spicca come ‘cattivo’ Gregory Itzin (il mai dimenticato Charles Logan di ’24’), stavolta se possibile ancora più bastardo! Da serie che “non si sa dove andrà a parare”, è diventato uno show con una linea ben precisa (spy a discapito del drama/romantico) e, a mio parere, migliore di come si era presentato al debutto quattro anni fa.