8 Luglio 2010

The Gates: Wisteria Lane goes to Transilvania di Marco Villa

Siete mai stati a Milano 2?
Ecco, se siete tra coloro che hanno passato almeno qualche secondo tra le vie di quel Truman Show al cloroformio, questa serie fa per voi.
Passando tra un laghetto e un ponticello, avrete senz’altro avuto la netta impressione che chi abita in un posto simile non può essere del tutto normale.
The Gates vi dà ragione.

Ecco la presentazione da manuale: un poliziotto reduce da un’inchiesta giudiziaria si trasferisce per lavoro a The Gates, esclusiva cittadina per ricchi, recintata e chiusa da robusti cancelli. Tutto sembra idilliaco, peccato che alcuni dei residenti abbiano canini troppo appuntiti e appetiti poco vegani.

Ok, una storia vampiresca non è il massimo dell’originalità, ma The Gates non è da scartare come ennesimo sfruttamento di un filone ormai prosciugato. L’idea di prendere la Wisteria Lane di Desperate Housewives e riempirla di vampiri, licantropi e affini non è male e il tutto sembra giocato con una buona dose di cinismo. Per dire, i vampiri non si trattengono dall’uccidere esseri umani perché sbagliato o eticamente ingiusto, cercano di evitarlo solo per non farsi scoprire.
Si potrebbe poi approfondire il perché di questa infatuazione collettiva per i vampiri, ovvero figure che concepiscono l’altro come qualcosa da cui succhiare linfa vitale per assicurarsi la vita eterna. Ma forse è meglio evitare certe interpretazioni ultraliberiste.

Previsioni sul futuro: il poliziotto ingaggerà una lotta di amore/morte con la vampira siliconata e assetata. Almeno uno dei suoi figli finirà vampirizzato.

Perché seguirlo: perché la cattiveria psicologica dei personaggi di Desperate Housewives qui diventa violenza fisica.

Perché mollarlo: perché di vampiri e licantropi non ne potete veramente più e piuttosto preferite guardare una fiction sul mutaforma noto come Padre Pio.

Scala di Harper: 2,5

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