30 Luglio 2024

The Decameron su Netflix – A Bocciaccio non piace questo elemento di Diego Castelli

La trasposizione seriale della famosa raccolta di novelle è niente più che una rom com sciocchina e largamente perdibile

Pilot

Diciamoci la verità: quando abbiamo saputo che Netflix stava per presentare una versione seriale del Decameron di Boccaccio, le nostre aspettative erano bassissime. E si sono ulteriormente abbassate dopo il primo trailer, che con passo ostentato e fascinoso pareva porsi come una specie di Gossip Girl medievale piena di glamour e boria.

Ora, la buona notizia è che la serie, in effetti, percorre una strada diversa rispetto all’impressione lasciata da quel trailer, con evidente giovamento. La cattiva notizia è che di buone notizie non ce ne sono molte altre.

Vale subito la pena di sottolineare un dettaglio paradossale.
Per una volta, la matrice letteraria di una serie tv consentirebbe (anzi, suggerirebbe) una struttura antologica, perché Boccaccio aveva scritto proprio una collezione di storie, tutte raccontate a partire dalla medesima cornice narrativa. Era dunque lecito aspettarsi alcuni episodi autoconclusivi, uniti fra loro da un filo conduttore rappresentato dai loro narratori.

Invece no, era troppo difficile, non abbiamo sbatta, non state a cercare il pelo nell’uovo.
The Decameron di Netflix (creato da Kathleen Jordan) si limita a prendere la premessa dell’originale – un gruppo di ragazzi che cercano di sfuggire alla peste esplosa a Firenze, rifugiandosi in una casa di campagna – lasciando completamente perdere ciò che rendeva il Decameron… il Decameron, ovvero il fatto che i protagonisti, una volta rimasti soli e al sicuro, scelgono di combattere la noia raccontandosi storie che l’autore trasforma in specchi poetici della realtà in cui scriveva.

The Decameron di Netflix diventa invece una semplicissima comedy romantica, in cui un gruppo di personaggi per lo più buffi e isterici condivide inaspettatamente uno spazio che diventa palcoscenico per pruriti sessuali, rivendicazioni sociali ed economiche, gag comiche e qualche scoppio di violenza grottesca.

Non sarebbe nemmeno un’idea cattiva. Non mi sentirete criticare questa serie perché è “molto diversa” dal Decameron, o addirittura perché non ne sfiora il livello artistico.
Il Decameron è un pilastro della letteratura europea, famoso, studiato, commentato, perfino censurato, da secoli, e sempre da secoli e decenni copiato, parodiato, rimasticato, digerito, riproposto in mille varianti.
Figuriamoci, dunque, se mi scandalizzo perché Netflix ha “osato” utilizzare quel nome per la sua serie di ragazzini in costume che limonano.

E anzi, il fatto che l’approccio sia per lo più comico, è proprio ciò che consente di guardare The Decameron con un minimo di indulgenza: una serie che, usando quel nome, ne storpiasse lo spirito e le dinamiche, volendo però porsi come qualcosa di artisticamente rilevante, allora probabilmente ci avrebbe fatto incazzare di più. Scherza con i fanti ma lascia stare i santi, e cose del genere.

In realtà, per fortuna, The Decameron non si prende per nulla sul serio, ed è proprio nel rendersi conto, dopo pochissime scene, che ci troviamo di fronte a una cazzatona (mi si perdoni il termine tecnico), che possiamo concedere a The Decameron il diritto a un’esistenza pacifica e indolore.

Però il sollievo finisce qui. Per il resto, anche a prescindere dal rischio di vedersi paragonare all’originale (cosa che, effettivamente, possono fare poche persone esperte della materia), The Decameron è semplicemente una serie di livello medio-basso.

Se anche sfoderiamo il più ingenuo degli ottimismi, scegliendo di dare una chance a questo gruppetto di imbecillotti in costume, è difficile non accorgersi che la comicità è quella che è, sempliciotta e a tratti infantile, che la regia è pressoché inesistente al di là del compitino più “ino” possibile, che tutta l’operazione sempra più che altro una gita di piacere da parte di una troupe, che è andata in campagna a girare una storiella utile da tenere in sottofondo mentre si cucina, e poco di più.

Per dirla tutta, e a voler spremere tutto il possibile dal suddetto ottimismo, possiamo anche dirci che The Decameron prova, con qualche personaggio e sottostoria, ad emanciparsi dalla pura burla romantica, provando a raccontare di tensioni fra le classi sociali, di rapporti amorosi piegati dal potere e dal denaro, di appetiti sessuali inconciliabili con una morale per lo più bigotta e opprimente.
Tutti temi che, in un modo o nell’altro, c’erano pure nell’originale, e che in parte suonano freschi ancora oggi, a quasi sette secoli di distanza.

Ma è poca, pochissima roba. L’esempio più lampante forse lo dà proprio la sfera sessuale: nel corso dei secoli, il Decameron è andato incontro a censure e condanne, proprio in quanto troppo sfidante per la sensibilità delle epoche a lui contemporanee e successive. Una nomea che ha pure contribuito al successo dello scritto, e che ha fatto da modello pure per certo cinema italiano di serie B, che però voleva porsi come provocatorio e ribelle.

Nemmeno questo c’è, nel The Decameron di Netflix, che anche quando si parla di sesso, lo fa con lo stile ormai posticcio di un American Pie invecchiato male, senza che ci sia mai una spinta (anzi, l’intenzione di una spinta) verso qualcosa di più, di diverso, di controverso.

Insomma, una piccola commedia in costume, con qualche momento simpatico, qualche attore/attrice in palla (fra loro anche Tanya Reynolds di Sex Education e Zosia Mamet di Girls), e poco altro.
Scegliete voi se, per la vostra sensibilità, lo scomodare il vero Decameron per un prodotto così piccino è un atto di lesa maestà, meritevole di sdegno.

Personalmente, non mi sento di odiare questa serie. In generale, non credo si meriti passioni troppo esacerbanti, in un senso o nell’altro.
Però dimenticarla in fretta sì, questo credo si possa fare, e anzi lo farò.

Perché seguire The Decameron: se vi piacciono le commedie romantiche scemotte e in costume, che danno poco da pensare.
Perché mollare The Decameron: se pensate che dieci ore della vostra vita debbano essere spese con serie tv che lascino addosso almeno qualcosa.



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