4 Febbraio 2015 2 commenti

Suits: You just got Litt up! di Pit

Piccoli weirdos crescono

Copertina, On Air

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Pearson Hardman. Perason Darby. Pearson Darby Specter. Pearson Specter. Pearson Specter Litt. Ce l’ha fatta. Incredibile. Nessuno ci avrebbe mai investito una cicca ma il più spettacolare personaggio di Suits, il gattofilo che ama il balletto, il mastino del diritto finanziario, il negriero degli stagisti è diventato Name Partner del più fico studio legale di New York.

L’abbiamo amato dall’inizio, dal suo primo apparire sornione nel lontano 2011, quando il caso, la fortuna e i buoni sentimenti sembravano portare il successo dritto dritto verso Mike Ross: il ragazzo difficile, un po’ drogatello ma con una memoria che neanche i superpoteri di un supereroe banale di un serial fantasy pacco, un po’ spelacchiato nei vestiti ma che se le fa tutte anche se non ci prova, che una laurea non ce l’ha ma ci mette un secondo a chiuderti il caso e bla bla bla.
Che palle. Sì dai, che palle.
Non poteva andare solo così. E infatti Aaron Korsh premia la nostra attesa. Noi abbiamo sempre preferito Louis, diamine. Un po’ Harvey, sì certo, ma soprattutto Louis. Quella sua ambizione caprina da sfigato fino al midollo. Quel suo senso di imbarazzo che tutti proviamo quando cerchiamo di dimostrare al mondo che non siamo dei babbissimi, che sappiamo perfettamente che lo siamo ma proviamo a far finta che no. Quella camminata impettita e bulla che tutti abbiamo provato a fare quando ce n’è entrata una, giusto un secondo prima di accorgerci che invece non è entrato una mazza e anzi. Il paladino dei morti-di-lavoro, di quelli che “hosacrificatolamiavitaperilavoromaprimaopoivedete”. Il Santo patrono dei mai-una-gioia. Il leader degli “Adesso ci riprovo e ce la faccio. Adesso ci riprovo e ce la faccio. Via! ….cazzo”. Adesso è il capo. Comanda lui. Jessica levate.

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Ed è allora il momento di ricordare certi suoi serial moments indimendicabili che ci hanno accompagnato durante la scalata: la simulazione del processo per il possesso del gatto di Nigel Nesbitt, altro personaggione indimenticato della terza stagione; il suo accanimento nel rendere miserabile fino alla follia la vita del più babbo degli associates, Harold; quando portò Mike Ross a fare i fanghi; quando ha registrato per risentirlo in continuazione Harvey mentre gli diceva “You are the man”; tutte le chiacchierate con Donna davanti all’ufficio di Harvey; etc etc.

Non poteva iniziare meglio la prima delle ultime 6 puntate della quarta stagione, anche perché non esisteva sulla faccia della terra che Louis se ne andasse. E poi questo segreto che ci si porta dietro dalla prima stagione, che Mike Ross è un truffatore, non ha la laurea etc. etc. prima o poi doveva venire fuori. E’ un po’ da bastardi usare la cosa come leva per dare il nome allo studio ma alla fine il ragazzo ne ha passate. Ha fatto anche cazzate, vero, ma ce l’ha sempre messa tutta. L’unica cosa è che adesso, Louis, non è che puoi diventare solo serio e spietato. Parliamoci chiaro, se davvero fosse finita tra lui e noi la serie non avrebbe più la carta che la rende così amata, ovvero il suo lato comico. Tutti le serie tv legal di grido hanno sempre avuto bisogno di un profilo del genere, per stemperare i casi legali e sconfiggere il rischio della routine drammatica. Del lato comico e delle avvocatesse in minigonna. Boston Legal, Ally McBeal e The Good Wife su tutte. Quindi Louis, noi siamo con te, lo saremo sempre, non ti lasceremo mai. Ma adesso torna in te, che anche tu non ne puoi più.

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